Quando la scorsa primavera l'ufficio stampa del CAI, il Club Alpino Italiano, mi ha contattata per presentarmi il suo ultimo progetto editoriale, vale a dire la splendida collana ideata in collaborazione con National Geographic dal titolo "Le Montagne Incantate", neanche a farlo apposta avevo da poco terminato di leggere il primo dei 9 volumi della raccolta, rimanendo letteralmente a bocca aperta di fronte alle spettacolari vedute dolomitiche (opera del talentuoso team di fotografi de "L'Altro Versante") poste a corredo di ciascun articolo contenuto al suo interno.
Immaginate dunque lo stupore - e l'enorme emozione! - una volta realizzato che avrei ricevuto a casa tutte e otto le uscite successive, semplicemente in cambio di una breve recensione mensile sulla mia pagina Facebook... potevo forse tirarmi indietro, perdendo così l'occasione di aggiungere agli scaffali della mia libreria la prima opera completa dedicata alle terre alte italiane, io che quando sento anche solo nominare guide o riviste inerenti alla montagna vado in brodo di giuggiole?
Immaginate dunque lo stupore - e l'enorme emozione! - una volta realizzato che avrei ricevuto a casa tutte e otto le uscite successive, semplicemente in cambio di una breve recensione mensile sulla mia pagina Facebook... potevo forse tirarmi indietro, perdendo così l'occasione di aggiungere agli scaffali della mia libreria la prima opera completa dedicata alle terre alte italiane, io che quando sento anche solo nominare guide o riviste inerenti alla montagna vado in brodo di giuggiole?
Prima di cominciare a parlarvi di alcune delle meraviglie naturalistiche che più mi hanno colpita scorrendo tra le pagine di questo coinvolgente racconto fotografico, però, voglio fare un piccolo excursus sulla storia del Sentiero Italia, seguendo le cui tappe - 368 in tutto, da nord a sud della penisola! - si sviluppa l'intera collana.
Concepito nel 1983 da un gruppo di giornalisti col pallino per il trekking, reduci da cammini simili ma in regioni in cui la cultura dell'andar per monti non aveva ancora preso piede, il Sentiero Italia CAI è un tracciato escursionistico dalla lunghezza complessiva di circa 7.000 km che, sovrapponendosi per diversi tratti ad itinerari preesistenti e già segnati quali la Grande Traversata delle Alpi (GTA), l'Alta Via dei Monti Liguri, la Grande Escursione Appenninica (GEA) e il Sentiero del Brigante, collega il Carso Triestino, ovvero l'estremo nord-est italico, all'assolata cittadina di Santa Teresa di Gallura, lembo di Sardegna più prossimo alla Corsica.
Il tracciato del Sentiero Italia CAI, da Muggia a Santa Teresa di Gallura passando per Alpi e Appennini (immagine tratta dal sito della rivista "Alpidoc") |
Ecco dunque una lista - rigorosamente in ordine geografico! - dei 20 luoghi da non perdere qualora stiate progettando di mettervi in marcia lungo il Sentiero Italia CAI (ci ho messo un po' di tutto: laghi, valli, rifugi, siti archeologici, castelli e persino abbazie!), destinazioni che, sono certa, vi faranno sognare ad occhi aperti già solo osservandole dallo schermo del vostro computer. Pronti ad intraprendere questo lungo cammino insieme? Allora via, allacciate gli scarponi e si parte!
Segnaletica all'interno del Parco Nazionale della Majella, nel cuore dell'Appennino Centrale (© www.parcomajella-fruizione.it) |
1. Lago di Bordaglia (Friuli-Venezia Giulia)
Immerso nel verde della più vasta oasi di rifugio faunistico del Friuli-Venezia Giulia, il Lago di Bordaglia è un piccolo specchio d'acqua d'origine glaciale ammirabile lungo il tratto del Sentiero Italia che, superato il Rifugio Lambertenghi Romanin, scende dai 2.005 metri del Passo Giramondo sino a Pierabech, tranquilla frazione del comune di Forni Avoltri conosciuta per ospitare l'unica cava al mondo da cui si estragga il cosiddetto "Fior di Pesco Carnico", una varietà di marmo molto pregiata dalle inconfondibili venature rosa-violacee. Circondato da boschi di larici, alpeggi d'alta quota e cime rocciose a perdita d'occhio, si tratta di un luogo di straordinaria ricchezza paesaggistica, dove non è difficile osservare specie vegetali protette oppure imbattersi in vere e proprie colonie di cervi, stambecchi ed altri animali che hanno eletto a loro habitat naturale quest'angolo incontaminato delle Alpi Carniche.
L'affascinante Lago di Bordaglia, nel cuore delle Alpi Carniche (© Luciano Gaudenzio) |
2. Sito archeologico di Mondeval (Veneto)
Pur non rientrando nel tracciato originario del Sentiero Italia CAI - ma la distanza che lo separa dalle tappe "ufficiali" del percorso è talmente irrisoria da consentire comunque una fugace deviazione - c'è un luogo in Veneto che chiunque ami i silenzi e la solitudine degli ambienti d'alta quota dovrebbe esplorare almeno una volta nella vita: sto parlando dell'altopiano di Mondeval, sterminata prateria alpina situata nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, per la precisione a cavallo tra Agordino, Ampezzano e Cadore, la cui fama è legata al rinvenimento, avvenuto nel 1987 su segnalazione di Vittorino Cazzetta (già scopritore delle celebri orme di dinosauro del Pelmetto), della sepoltura di un cacciatore mesolitico vissuto in zona circa 7.500 anni fa, il cui scheletro è oggi conservato presso l'interessante museo civico della Val Fiorentina.
Ma a rendere magico il sito di Mondeval non sono soltanto le sue millenarie vicende storiche: che lo si raggiunga partendo dal Passo Giau, dal Rifugio Città di Fiume o da qualsiasi altra località di fondovalle, infatti, a catalizzare lo sguardo una volta qui è prima di tutto l'elegante bastionata rocciosa dei Lastoi de Formìn, appartenente assieme a Pelmo, Rocchette e Croda da Lago al Sistema 1 delle Dolomiti, in assoluto uno dei più scenografici e conosciuti della regione.
La magia dell'anfiteatro di Mondeval al calar del sole (© Luciano Gaudenzio) |
3. Passo Rolle e Pale di San Martino (Trentino)
"Le pareti delle Pale non sono la muraglia della regina Marmolada e nemmeno il trono massiccio del Pelmo. Non hanno l'austerità del Civetta e neanche gli strapiombi inclinati e isolati come funghi ribelli delle Lavaredo.
Ma hanno la bellezza frastagliata di un'armonia inavvicinabile,
che le rendono uno dei luoghi più belli del mondo."
Pioniere dell'arrampicata libera sui più impegnativi percorsi dolomitici, è con queste parole che Maurizio Zanolla detto "Manolo" descrive la sua prima volta al cospetto delle Pale di San Martino: un incontro che ha cambiato indelebilmente il corso della sua vita, insegnandogli a trasformare la paura del vuoto in un punto d'appoggio e a mettere sempre nello zaino, oltre alla voglia di scalare, anche e soprattutto quella di tornare. Se pensate però che sia necessario possedere chissà quali doti alpinistiche per poter apprezzare al meglio simili scenari, siete fuori strada: bastano soltanto un pizzico di curiosità, un buon paio di scarponi e una mappa dettagliata della zona - ci troviamo all'interno del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino, una delle aree protette più belle del Trentino! - per ritrovarsi catapultati in un mondo fatto di rocce, acque scroscianti, foreste secolari e rifugi d'alta quota, terra di conquista per i primi scalatori inglesi e sanguinoso campo di battaglia durante la Grande Guerra.
Quale località scegliere per ammirare questo strabiliante gruppo montuoso in tutto il suo splendore ed incamminarsi alla scoperta dei suoi angoli più nascosti? Senza dubbio Passo Rolle, spartiacque naturale tra le valli di Primiero e di Fiemme, da cui si dipartono sentieri e percorsi escursionistici per tutti i gusti e livelli di difficoltà.
4. Rifugio Bolzano al Monte Pez (Alto Adige)
Soprannominato "il castello fra le nuvole" proprio in virtù di questa sua privilegiata posizione, esistono diversi modi per arrivare quassù, alcuni più brevi e alla portata di tutti (come quello che da Compaccio, stazione a monte della cabinovia dell'Alpe di Siusi, rimonta a zig-zag il versante nord dello Sciliar conducendo a destinazione in circa 3 ore e 30 di cammino: ve ne ho parlato qui!), altri decisamente più tortuosi e perciò consigliati solo ad escursionisti in buona forma fisica.
Qualunque strada voi scegliate, vale la pena una volta in cima lasciarsi per un istante alle spalle il rifugio e proseguire in lieve salita fino alla croce del Monte Pez, punto più alto dell'intero massiccio in grado di regalare, sia all'alba che al tramonto, scorci indimenticabili su Latemar, Catinaccio, Sassopiatto, Sassolungo, Puez e Odle (solo per citare sei degli splendidi gruppi che attorniano la zona).
Il Rifugio Bolzano al Monte Pez (2.457 metri s.l.m.) |
5. Val di Mello (Lombardia)
Ribattezzata la "Piccola Yosemite" per via della sua somiglianza col rinomato parco californiano, la Val di Mello è uno straordinario gioiellino naturalistico situato al confine tra Italia e Svizzera, nel cuore della provincia sondriasca. Base perfetta per partire alla conquista di alcune delle vette più ambite delle Alpi Retiche occidentali (una su tutte il Monte Disgrazia, che di spiacevole ha in realtà soltanto il nome), ciò che differenzia questo luogo, sotto tutela della Regione Lombardia dal gennaio del 2009, da moltissime altre località di montagna, è il fatto di aver sempre anteposto alle esigenze del turismo di massa un amore incondizionato per il proprio territorio: scelta che si riflette, ad esempio, nella decisione di vietare alle macchine l'accesso al fondovalle, così da consentire a quanti vi giungono a piedi - o in bus navetta - dal delizioso borgo di San Martino, di godere a pieno della sua selvaggia bellezza.
Scorcio della Val di Mello, gioiellino naturalistico posto al confine tra Italia e Svizzera (© Valmasino.info) |
6. Alpe Devero e Alpe Veglia (Piemonte)
Incuneate tra i cantoni elvetici del Ticino e del Vallese, nel lembo nord-occidentale della provincia di Verbania, l'Alpe Devero e l'Alpe Veglia rappresentano due mete montane irrinunciabili sia per chi percorre il tratto piemontese del Sentiero Italia CAI (coincidente con la cosiddetta GTA o Grande Traversata delle Alpi), sia per coloro che, stanchi delle solite località di vacanza, decidono di avventurarsi alla scoperta di uno dei settori più scenografici ed incontaminati delle Alpi Lepontine.
Attraversate da una variegata rete sentieristica, a susseguirsi sul territorio di queste verdeggianti conche di origine glaciale - accorpate in un'unica area protetta dalla superficie complessiva di 8.539 ettari - sono infatti malghe, rifugi e villaggi dove il tempo sembra essersi fermato parecchi decenni fa, quando non esistevano ancora infrastrutture turistiche ed il solo modo per spostarsi da un luogo all'altro era quello di sfruttare le vie di comunicazione anticamente utilizzate da cercatori di cristalli, contrabbandieri e partigiani: percorsi che, snodandosi all'ombra di suggestivi lariceti o lungo le sponde di luccicanti specchi d'acqua, consentono di immergersi in habitat talmente unici e ricchi di biodiversità da essersi guadagnati l'inserimento nel sistema di tutela europeo "Rete Natura 2000".
Il fiabesco villaggio di Crampiolo nel cuore del Parco Naturale "Alpe Veglia e Alpe Devero" (© Emanuele Sorrentino) |
7. Rifugio Boccalatte Piolti (Val d'Aosta)
Situato nel comune valdostano di Courmayeur, a circa quattro ore di cammino dalla pittoresca frazione di Planpincieux, il Rifugio Boccalatte Piolti è l'unica struttura a disposizione degli alpinisti impegnati nell'ascensione della leggendaria parete nord delle Grandes Jorasses, cresta rocciosa tra le più strabilianti del versante italiano del massiccio del Monte Bianco. Costruito nel 1881 su indicazione - o almeno così pare - dell'inglese Edward Whymper, primo scalatore a conquistare la vetta del Cervino negli anni Sessanta dell’Ottocento, dopo un lungo periodo di chiusura dovuto ad un possibile distacco del seracco che ne sovrasta il sentiero d'accesso, a gestire questo straordinario nido d'aquila sospeso a 2.803 metri d'altitudine è oggi Franco Perlotto, pioniere dell'arrampicata in solitaria e autore di diversi libri dedicati alla montagna: l'uomo perfetto, in poche parole, per riportare al suo originale splendore quello che è considerato dagli esperti del mestiere un tempio sacro dell'alpinismo moderno.
Il Rifugio Boccalatte Piolti alle Grandes Jorasses (© Cai Torino) |
8. Parco dell'Aveto (Liguria)
Pur non toccando mai quote particolarmente elevate, il tratto ligure del Sentiero Italia CAI offre l'opportunità a quanti lo percorrono di immergersi in ambienti che non hanno nulla da invidiare a quelli dolomitici, sia dal punto di vista paesaggistico, sia dal punto di vista storico. Scavalcati i 459 metri del Colle di Cadibona, infatti, le Alpi cedono il passo agli Appennini, che soprattutto in prossimità dell'entroterra genovese custodiscono tra le loro pieghe tesori naturalistici d'inaspettata bellezza: come il Parco dell'Aveto, area protetta dall'estensione superiore ai 3.000 ettari, sul cui territorio si susseguono foreste di faggi, praterie d'alta quota, picchi rocciosi, antichi insediamenti rupestri e miniere ormai in disuso, in un groviglio di sentieri e stradine lastricate facenti capo alla celeberrima Alta Via dei Monti Liguri.
L'imponente Groppo Rosso, montagna simbolo del Parco dell'Aveto (© Flickr) |
9. Santuario de La Verna (Toscana)
Abbarbicato sulla sommità di una impervia rupe rocciosa, sospesa tra Casentino e Alta Valtiberina (ci troviamo in provincia di Arezzo), il Santuario de La Verna è uno dei luoghi più profondamente intrisi di misticismo dell'intero centro Italia.
Tappa obbligata per chi percorre la Via di Francesco o decide di incamminarsi lungo uno dei tanti sentieri che si snodano nei suoi dintorni, fu infatti qui, all'ombra di faggi e abeti monumentali, che il poverello d'Assisi ricevette nel settembre del 1224 le stimmate, avvenimento che convinse Papa Alessandro IV non soltanto a prendere sotto la sua ala protettiva questo ameno angolo di Appennino Toscano, dove nel giro di pochi decenni vennero eretti i vari edifici che compongono l'attuale basilica, ma a promulgare addirittura una scomunica contro chiunque osasse danneggiarne prati, giardini, alberi, campi coltivati e terreni incolti!
L'affascinante Santuario de La Verna, fiore all'occhiello dell'Appennino Toscano (© Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi) |
10. Pietra di Bismantova (Emilia Romagna)
Uno straordinario luogo di incontro, evasione, preghiera e contemplazione della bellezza: così viene descritta dagli abitanti di Castelnovo ne’ Monti - l'accogliente paesino adagiato alle sue pendici - la Pietra di Bismantova, solitaria rupe arenacea immersa nel verde del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, la cui sommità è raggiungibile tramite sentieri e vie ferrate per tutti i livelli di difficoltà.
Un vero e proprio ghiribizzo geologico, come la definì lo scrittore Mario Soldati nel suo "Viaggio in Emilia-Romagna", protagonista da sempre di inquietanti leggende, prima fra tutte quella secondo la quale a stabilire la propria dimora terrena nelle sue cavernose viscere sarebbe stato, in tempi storici imprecisati, nientepopodimenoche il diavolo in persona; racconti che hanno contribuito senza dubbio ad aumentarne il fascino, trasformando questo imponente monolite di origine miocenica in una delle mete di turismo sportivo più frequentate della regione.
Tramonto sulla Pietra di Bismantova (© Elisa Barbari) |
11. Castelluccio di Norcia (Umbria)
Quando ero bambina, o almeno finché non sono stata grande abbastanza da decidere autonomamente come e dove trascorrere le mie vacanze estive, c'era una regola nella mia famiglia alla quale era impossibile sottrarsi: luglio e agosto si trascorrevano in montagna coi nonni. E la destinazione era sempre la stessa: un piccolo borgo della provincia di Perugia in cui il tempo sembrava essersi fermato al Medioevo e gli unici divertimenti consistevano nel costruire capanne sugli alberi e nell'andare a caccia di schede telefoniche dimenticate dai turisti nelle cabine.
Ripensando oggi a quel periodo, fatto di pomeriggi all'aria aperta e di serate passate nel bar del paese sfidando a briscola il nonno e i suoi strambi amici, posso dire con certezza di aver trascorso a Castelluccio di Norcia alcune delle estati più belle ed indimenticabili della mia vita. Poco importa se il sisma del 2016 ne abbia modificato radicalmente l'aspetto, cancellando in un colpo solo secoli di storia e trasformando in zona rossa l'intero centro storico: nel mio cuore queste montagne e gli splendidi campi fioriti che si stendono ai loro piedi occuperanno sempre un posto speciale.
Ripensando oggi a quel periodo, fatto di pomeriggi all'aria aperta e di serate passate nel bar del paese sfidando a briscola il nonno e i suoi strambi amici, posso dire con certezza di aver trascorso a Castelluccio di Norcia alcune delle estati più belle ed indimenticabili della mia vita. Poco importa se il sisma del 2016 ne abbia modificato radicalmente l'aspetto, cancellando in un colpo solo secoli di storia e trasformando in zona rossa l'intero centro storico: nel mio cuore queste montagne e gli splendidi campi fioriti che si stendono ai loro piedi occuperanno sempre un posto speciale.
Il piccolo borgo di Castelluccio di Norcia qualche anno prima che il terremoto ne modificasse radicalmente l'aspetto (© Luciano Gaudenzio) |
12. Lago di Pilato (Marche)
Terra di fate, negromanti e spiriti maligni, i Monti Sibillini hanno sempre esercitato su letterati e avventurieri un fascino irresistibile, vuoi per il carattere selvaggio che ne contraddistingue entrambi i versanti, vuoi per le mirabolanti storie di incantesimi e magie tramandate dagli abitanti dei borghi disseminati alle loro pendici.
A capitanare la classifica dei luoghi - compresi nel territorio di questo straordinario gruppo montuoso - attorno ai quali circola tutt'oggi il maggior numero di leggende, è però senza dubbio l'affascinante Lago di Pilato, microscopico specchio d'acqua d'origine glaciale (l'unico della regione Marche) situato a ridosso del Massiccio del Vettore, la cui fama è legata non soltanto al fatto di ospitare una rarissima specie di crostaceo, ma pure alla credenza che i suoi gelidi fondali custodiscano le spoglie del prefetto romano colpevole della morte di Gesù, precipitato quaggiù dopo esser stato trascinato per giorni da una coppia di buoi lasciati liberi di scorazzare senza guida.
Frequentato sin dal Medioevo proprio in virtù di un suo presunto legame col mondo degli inferi, esistono tre modi per raggiungere quello che si è guadagnato negli anni il curioso soprannome di "lago con gli occhiali": partendo dalla frazione di Foce nel comune ascolano di Montemonaco (sentiero molto frequentato, soprattutto nei mesi estivi); incamminandosi da Castelluccio di Norcia e seguendo i cartelli per Capanna Ghezzi prima e Forca Viola poi (segnavia 203-202); lasciando la macchina in cima al valico di Forca di Presta e, conquistato il Rifugio Tito Zilioli (inagibile in seguito al terremoto del 2016), proseguendo lungo la cresta del Monte Redentore fino a scorgere il sentiero che scende verso le sponde lacustri.
Il Lago di Pilato e la sua caratteristica forma ad occhiali (© Castellucciodinorcia.it) |
13. Certosa di Trisulti (Lazio)
In pochi sanno che, allontanandosi di un paio d'ore d'auto dalla capitale, esiste un luogo in cui spiritualità, arte e natura si mescolano al punto tale da dare vita, come scrisse il medievalista tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891), ad "una delle più sublimi solitudini in cui lo spirito umano possa raccogliersi nella più grave ed elevata meditazione": si tratta della Certosa di Trisulti, spettacolare abbazia adagiata alle falde del Monte Rotonaria - vetta minore del gruppo degli Ernici - ad un'altitudine di 825 metri e circa 6 km di distanza dal pittoresco comune di Collepardo.
Costruita nel 1204 per volere di Papa Innocenzo III e affidata per oltre sette secoli alle amorevoli cure dell'ordine dei Certosini, l'edificio custodisce al suo interno una ricca biblioteca statale, un'antica farmacia con arredi settecenteschi e un piccolo ma curato giardino all'italiana (visitabili tutto l'anno) ed è una delle tappe principali sia del Sentiero Italia CAI in territorio laziale, sia di percorsi interregionali quali la Via Benedicti e il Cammino di San Benedetto, entrambi dedicati al patrono d'Europa: una vera e propria chicca, dunque, soprattutto per gli appassionati di escursionismo, che tra voragini d'origine carsica e sentieri immersi nel verde troveranno in questo inspiegabilmente poco frequentato angolo di Ciociaria pane per i loro denti.
Certosa di Trisulti e Monti Ernici, mete imperdibili per chi visita la Ciociaria (© Flickr) |
14. Rocca Calascio (Abruzzo)
Ci sono luoghi che non hanno bisogno di molte presentazioni, un po' per la continua esposizione mediatica cui sono sottoposti, un po' per le intriganti vicende storiche che li hanno visti protagonisti: uno di questi luoghi è certamente il castello di Rocca Calascio. Immerso nel silenzio del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, ad un'altitudine di 1.464 metri e poco meno di un'ora di macchina dal comprensorio sciistico di Campo Imperatore, a svelare l'originaria funzione difensiva dell'edificio non è soltanto l'accoppiata mastio centrale-torri angolari, tipica dell'architettura militare di epoca medievale, ma pure la sua impressionante posizione a strapiombo sulle sottostanti Valle del Tirino e Piana di Navelli, crocevia di antichi tratturi - i percorsi utilizzati un tempo dai pastori per trasferire le greggi da un pascolo all'altro - e rotte commerciali di secolare importanza. Utilizzato nella prima metà degli anni Ottanta come set cinematografico per produzioni del calibro di "Ladyhawke" e "Il nome della Rosa", il maniero è oggi raggiungibile grazie ad una stradina in lieve salita con partenza dall'abitato di Santo Stefano di Sessanio, tappa ideale per chi, al termine di una giornata di cammino, desideri provare l'esperienza di trascorrere una notte nell'unico "albergo diffuso" di tutto l'Abruzzo.
Nubi su Rocca Calascio (© Roccacalascio.info) |
15. Parco del Matese (Campania-Molise)
In molti pensano che, per ammirare belle montagne, sia necessario spingersi sino all'estremo nord della penisola o comunque non allontanarsi troppo dalle regioni attraversate dall'Appennino Centrale, vale a dire Abruzzo, Marche ed Umbria.
Percorrendo il tratto del Sentiero Italia CAI che dal Molise punta dritto verso la provincia avellinese, tuttavia, a darci un assaggio degli straordinari - e nella maggior parte dei casi inaspettati! - ambienti naturali che incontreremo lungo il cammino, è l'imponente Massiccio del Matese, catena montuosa dall'aspetto aspro e solitario, il cui territorio è costellato da grotte, torrenti, faggete secolari, praterie d'alta quota, guglie rocciose e bacini d'origine carsica solo recentemente raggruppati all'interno di un'unica area protetta. Imperdibile, per gli appassionati di arrampicata, è la salita ai cosiddetti "Campanarielli", spettacolari pinnacoli calcarei incastonati al centro di un antico circo glaciale (l'attuale Valle Fondacone), raggiungibili grazie ad un tratturo ormai in disuso con partenza dalla località di Campitello Matese.
16. Rocca del Garagnone (Puglia)
Quando, sul finire dell'Ottocento, il viaggiatore e storico dell'arte francese Émile Bertaux giunse in Sud Italia col preciso intento di esplorarne alcune delle zone più impervie e desolate, della Rocca del Garagnone, edificio di fondazione normanna immerso nel cuore del Parco Nazionale dell'Alta Murgia, non rimanevano altro che due stanze sotterranee ed un breve tratto della cinta muraria. Risalita la collina sulla cui sommità si ergevano le rovine del castello, tuttavia, lo studioso capì subito di trovarsi in un luogo di eccezionale valenza storica, costruito a presidio dell'antica via Appia ma riconvertito sotto Federico II in domus a destinazione agricola, come conferma il rinvenimento nei suoi immediati dintorni di una serie di grossi recinti in pietra (i cosiddetti "jazzi") destinati ad accogliere ovini e caprini.
Pur non essendo molto pubblicizzato, visitare il sito del Garagnone è tutt'altro che difficile: partendo da Spinazzola, tappa centrale del Sentiero Italia CAI in terra pugliese, basta infatti raggiungere il vicino comune di Poggiorsini e, lasciata l'auto nello spiazzo adiacente l'ormai dimessa stazione ferroviaria del paese, incamminarsi lungo il polveroso tratturello che, in circa un'ora di piacevole passeggiata tra campi coltivati e vecchie masserie, conduce dritto sino ai ruderi del maniero.
Immagine notturna della Rocca del Garagnone, nel cuore dell'Alta Murgia Barese (© Bruno D'Amicis) |
17. Lago Laudemio (Basilicata)
Incastonato alle falde del Massiccio del Sirino, ad un'altitudine di 1.525 metri e una quindicina di km di distanza dal borgo medievale di Lagonegro (tappa imperdibile del Sentiero Italia CAI dove leggenda vuole venne sepolta Lisa del Giocondo, la celebre Monna Lisa ritratta nel 1503 da Leonardo da Vinci), il Lago Laudemio non è soltanto lo specchio d'acqua d'origine glaciale più meridionale d'Europa: indicato sulle carte come Lago Remmo, partendo dalle sue boscose sponde è infatti possibile intraprendere diverse escursioni, come quelle al Rifugio Conserva e al vicino Lago Zapano, o l'ascesa al Monte Papa, una tra le maggiori cime dell’Appennino Lucano.
Luoghi bellissimi e al tempo stesso sconosciuti, in grado di regalare, sia in estate che in inverno, vedute uniche sulle splendide montagne che circondano la zona.
18. Pietra Cappa (Calabria)
Luogo simbolo del Parco Nazionale dell'Aspromonte, quella a Pietra Cappa, e più in generale alla Valle delle Grandi Pietre, è una delle escursioni paesaggisticamente più interessanti che si possano fare in provincia di Reggio Calabria.
Considerato dai geologi un relitto della cosiddetta "glaciazione di Würm", esistono due modi per raggiungere questo misterioso monumento naturale: incamminandosi dalla piazza principale di Natile Vecchio lungo il ben segnalato - dal CAI! - sentiero 603, oppure lasciando la macchina nel poco distante borgo di San Luca (è possibile parcheggiare sia in località Pietra Lunga, sia nello slargo antistante il Casello di San Giorgio) e inoltrandosi in un magnifico bosco di lecci e castagni secolari senza mai perdere di vista le indicazioni per il monolite. Arrivati alla sua base, quindi, abbiamo nuovamente due opzioni: percorrerne il periplo completo e ammirare così da vicino anfratti e cavità utilizzati sin dalla preistoria come insediamenti rupestri, o tentare la scalata alla cima e lasciarci stregare da paesaggi che, se da un lato richiamano alla mente la regione greca delle Meteore e gli sterminati deserti cappadoci, dall'altro rappresentano un vero e proprio unicum del territorio aspromontano, da preservare e salvaguardare anche in virtù delle moltissime leggende che lo avvolgono.
Arcobaleno su Pietra Cappa, luogo simbolo del Parco Nazionale dell’Aspromonte (© Maurizio Biancarelli) |
19. Altopiano dell'Argimusco (Sicilia)
Situato al confine fra Monti Peloritani e Monti Nebrodi, ad un'altitudine di circa 1.200 metri e a pochissima distanza dal Parco dell'Etna, l'Altopiano dell'Argimusco è uno dei luoghi più affascinanti e al tempo stesso intrisi di mistero in cui ci si possa imbattere percorrendo il tratto siciliano del Sentiero Italia CAI.
Nominato per la prima volta in un documento redatto sul finire del XIII secolo, ciò che rende unico questo sito non è tanto la sua innegabile bellezza paesaggistica (ci troviamo infatti a ridosso della Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta, una delle aree protette più vaste e antiche dell'isola), quanto il fatto che gran parte della sua superficie sia disseminata di gigantesche formazioni rocciose dai singolari profili zoomorfi e antropomorfi, ribattezzate ciascuna col nome di un particolare simbolo alchemico o del cristianesimo medievale (ecco quindi che abbiamo l'aquila, il pellicano, il serpente, il guerriero, l'orante, la vergine e così via).
Nonostante nessuno scavo archeologico sia stato ancora condotto quassù, esistono diverse teorie - alcune mai confermate - circa l'originario utilizzo dell'Argimusco: che si trattasse di un'area sacra riservata allo svolgimento di riti propiziatori, di un sanatorio all'aperto o di un osservatorio astronomico, però, basta sedersi al tramonto su una delle sue pietre per riconciliarsi all'istante con Madre Natura.
Megalito di arenaria presso l'Altopiano dell'Argimusco (© Maurizio Biancarelli) |
20. Monte Albo (Sardegna)
Nonostante l'evidente asperità del luogo e le difficoltà d'accesso alle sue due vette principali (Punta Turuddò e Punta Catirina, alte entrambe 1.127 metri), il numero di escursionisti che decide di avventurarsi tra le pieghe di questa imponente catena montuosa aumenta ogni anno di più, forse anche per via del carattere selvaggio e a tratti primitivo che ne contraddistingue i diversi ambienti, comunque ricchissimi di specie endemiche sia botaniche che faunistiche.
"L'Italia è piena di montagne.
Non c'è modo di attraversarla senza incontrare rilievi e valli, massicci calcarei, vulcani, morbide colline o creste affilate. I graniti della Sardegna, le vastità dell'Aspromonte, del Pollino e della Sila, i calanchi della Lucania, le magiche solitudini dell'Appennino tra Campania, Molise e Abruzzo, le arenarie e le argille dei rilievi tosco-emiliani e dei versanti adriatici. E poi la maestosità sconfinata delle Alpi. Un viaggio in Italia è inevitabilmente un viaggio per montagne."
*Post scritto in collaborazione con Club Alpino Italiano e National Geographic*
Vivendo in Trentino forse do per scontato le Dolomiti e i suoi dintorni. Ma mi attirano molto l'Umbria e le Marche: sarà perché ultimamente sto ritornando spesso nelle Marche e devo continuare il mio tour umbro ma Castellucio di Norcia così come i Sibillini m'attirano parecchio!
RispondiEliminaCome ben sai anche io ho un rapporto piuttosto altalenante con la mia città, quindi non mi stupisce che le Dolomiti, che vedi tutti i giorni, ti attirino meno delle Marche o di altre regioni che invece non conosci... è sempre così! Purtroppo il terremoto del 2016 ha messo in ginocchio gran parte dei borghi disseminati alle pendici dei Sibillini - incluso Castelluccio, che non esiste praticamente più - ma se ti dovesse capitare di tornare in zona, inserisci nel tuo itinerario una breve visita al Pian Grande... resterai sbalordita da quanto la natura sia bella lassù :-)
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