martedì 31 agosto 2021

VOGLIO ANDARE A VIVERE A... SAN VITO DI CADORE!

Chi segue la mia pagina Facebook ricorderà che, la scorsa estate, ho trascorso tre magnifiche settimane di vacanza a San Vito di Cadore, ridente località immersa nel verde delle Dolomiti Bellunesi, a una manciata di km da Cortina d'Ampezzo e poco meno di un'ora di macchina dal confine col Trentino-Alto Adige.

Benvenuti a San Vito di Cadore!

Sono molte le ragioni che mi hanno spinta, per il terzo anno consecutivo, a scegliere il Veneto, e nello specifico l'idilliaca Valle del Boite, come meta di villeggiatura: innanzitutto la sua vicinanza ad alcuni dei valichi alpini più famosi delle Dolomiti, luoghi bellissimi e intrisi di storia che ho avuto finalmente modo di ammirare - ed esplorare! - dal vivo; secondo poi, il fatto di essere incastonata alle falde di massicci montuosi di straordinarie dimensioni, veri e propri colossi di roccia, che rispondono ai nomi di Antelao, Pelmo e Sorapìss, di fronte ai quali è impossibile non rimanere sbalorditi; terza e ultima cosa, l'infinita varietà di sentieri, percorsi escursionistici e alte vie che si snoda lungo tutto il territorio cadorino, paradiso a cielo aperto per gli amanti del trekking, delle ciaspe e di una miriade di altre attività outdoor.

Segnavia per i rifugi Scotter, San Marco e Galassi, tutti e tre raggiungibili incamminandosi
direttamente dal centro di San Vito

Mi sono trovata così bene a San Vito, e mi sono rimaste talmente tante cose da fare e da vedere nei suoi meravigliosi dintorni, che in barba alla mia proverbiale "smania" di visitare sempre posti nuovi ho deciso di riprenotare per il prossimo settembre lo stesso appartamentino mansardato in cui avevo alloggiato l'ultima volta, e se vi state chiedendo perché io non abbia preferito cambiare vallata come faccio di solito, ecco 9 allettantissimi motivi per dedicare a questa sorprendente, ma al tempo stesso un po' sottovalutata, regione dolomitica l'attenzione che merita.
Pronti a scoprirli insieme? Mettetevi comodi e cominciamo! 😉

L'abitato di San Vito al calar del sole; al centro della foto, l'imponente Monte Pelmo

1) Per fare quattro passi lungo l'elegante Corso Italia

Circondato da boschi e profili montuosi a perdita d'occhio, il comune di San Vito di Cadore sorge a nord della città di Belluno, ad un'altitudine di 1.011 metri s.l.m. e praticamente alle porte del Parco Naturale delle Dolomiti Ampezzane, una delle aree protette più sensazionali dell'intero arco alpino.
Sovrastato dall'incombente parete ovest dell'Antelao, basta fare quattro passi lungo l'elegante Corso Italia per imbattersi in botteghe storiche, fienili d'epoca riadattati ad abitazioni private e non uno bensì due edifici religiosi, dedicati rispettivamente alla Madonna della Difesa e ai SS. Vito, Modesto e Crescenzia, ed entrambi custodi di pregevoli tesori artistici, prime fra tutte le splendide tele realizzate dal pittore Francesco Vecellio, fratello minore del celeberrimo Tiziano.
Un patrimonio architettonico che, assieme agli interessanti reperti esposti nelle sale interne del poco distante Museo Etnografico delle Tradizioni Popolari (visitabile su richiesta - e senza pagare nulla! - chiamando il numero 0436/9337), testimonia la forte vocazione artigianale e produttiva della zona, sviluppatasi soprattutto durante i secoli di assoggettamento alla Repubblica di Venezia (1420-1797).

L'elegante Corso Italia, via principale di San Vito di Cadore

2) Per svegliarsi ammirando il "Re delle Dolomiti"

Secondo per altitudine alla sola Marmolada, l'Antelao - Nantelaòu per i cadorini - è in assoluto uno dei gruppi montuosi più iconici delle Dolomiti orientali.
Caratterizzata da una inconfondibile forma piramidale, ricamata in ogni versante da gole, ghiaioni e camini verticali, da qualunque angolazione la si guardi appare subito chiaro perché non siano molti gli alpinisti che scelgono di sfidare questa strabiliante montagna, così come si contano sulle dita di una mano gli escursionisti a conoscenza della possibilità di percorrerne a piedi il periplo (io per esempio non lo sapevo!).

Sua Maestà l'Antelao, 3.264 metri di pura dolomia

3) Per rilassarsi lungo le sponde dell'incantevole Lago di Mosigo

Alimentato dalle gelide acque del torrente Boite, il Lago di Mosigo è un incantevole specchio d'acqua d'origine artificiale situato in prossimità del campo sportivo di San Vito, poco al di sotto della strada che collega questa ridente località dolomitica alla vicina e ben più affollata Cortina d'Ampezzo.
Set della fiction "Un passo dal cielo 6", in seguito alla cui messa in onda ha subìto una vera e propria impennata di visite (speriamo solo non faccia la fine di Braies) che ne raggiungiate le sponde a piedi percorrendo in discesa via Sentinella, o dopo aver parcheggiato la macchina nel piazzale retrostante il caratteristico Chalet al Lago (a pagamento da giugno 2021: la tariffa prevista è di 2€/h), ad attendervi sarà una vista mozzafiato sull'imponente Croda Marcora, seconda vetta più alta del massiccio del Sorapìss, ammirabile sia costeggiando il perimetro lacustre, sia accomodandosi su una delle tante panchine posizionate lungo il tragitto (per i bambini sono presenti anche un'area attrezzata con giochi in legno e un piccolo campo da minigolf).

Il Lago di Mosigo e i suoi incantevoli riflessi

4) Per pedalare - o anche solo camminare! - lungo la celeberrima "Ciclabile delle Dolomiti"

Realizzata ricalcando il tracciato della storica ferrovia Calalzo di Cadore-Dobbiaco, entrata in funzione durante il primo conflitto mondiale e completamente dismessa nel 1964 dopo quasi cinquant'anni di onorato servizio, pedalare lungo la "Ciclabile delle Dolomiti" è un'esperienza che qualsiasi appassionato delle due ruote dovrebbe vivere almeno una volta nella vita.
Conosciuta anche come "Lunga Via delle Dolomiti", la pista si snoda in parte su asfalto e in parte su strada sterrata, correndo per diversi tratti parallela alla Statale 51 d'Alemagna, con alcuni passaggi nel bosco e altri all'interno di ombrose gallerie scavate nella roccia. Nonostante uno sviluppo apparentemente proibitivo (parliamo di 1.200 metri circa di dislivello complessivo spalmati su un totale di 65 km), il percorso non presenta particolari difficoltà, può essere intrapreso in entrambi i sensi di marcia, tenendo sempre a mente che si tratta di un itinerario molto frequentato da pedoni (ai quali è riservata comunque una specifica corsia) e, cosa fondamentale, è segnalato in maniera impeccabile da una miriade di tabelloni direzionali, in modo tale da consentire anche ai meno esperti di non perdere l'orientamento.
Se siete curiosi di saperne di più, vi lascio i resoconti di alcuni blogger che l'hanno affrontata recentemente: Life in Travel, Anna Scrigni, Viaggiatore Lento. Io non vedo l'ora di tornare da quelle parti per cimentarmi in questa impresa! 😏

Pedalando lungo la "Ciclabile delle Dolomiti"

5) Per saltellare da una sponda all'altra dell'impetuoso torrente Boite

Escludendo le maestose montagne che si innalzano ai suoi lati, uno dei protagonisti indiscussi del fondovalle cadorino è senza dubbio il torrente Boite, affluente destro del Piave che, dalla località Campo Croce ai piedi della Croda Rossa d'Ampezzo, sgorga impetuoso fino a San Vito, proseguendo poi verso Perarolo e ricevendo lungo la discesa un gran numero di rii e corsi d'acqua minori.
Senza allontanarsi troppo dal centro del paese, tre sono i ponti che consentono di attraversare in sicurezza il fiume, tutti ben asfaltati e di conseguenza percorribili sia a piedi che in bicicletta: il Ponte di Geralba, ripristinato appena un anno fa e punto d'inizio del sentiero 426 (che in circa 3/4 ore di cammino conduce dritto sino al Lago Pianozes e quindi a Cortina), il Ponte del Moro, a una manciata di passi dal poc'anzi citato Lago di Mosigo, ed infine il Ponte di Sèrdes, attraversando il quale è possibile raggiungere prima il Rifugio Larìn e poi l'isolata Alpe di Sènes.
Un quarto ponticello in legno, denominato Ponte de Zopa e situato a ridosso di un piccolo biotopo, collega invece il cimitero del paese al suggestivo Bosco de la Viza, antica foresta demaniale dove perdersi tra alberi giganti e stradine panoramiche.


6) Per visitare l'idilliaca frazione di Sèrdes

Tra le varie frazioni che compongono l'abitato di San Vito, ce n'è una più raccolta e defilata rispetto alle altre, per raggiungere la quale basta allontanarsi di appena un km dal centro cittadino, lasciandosi alle spalle il brusìo del fondovalle e il talvolta intenso traffico della statale: sto parlando dell'idilliaco villaggio di Sèrdes, piccolo pugno di case attorniate da prati, orti privati e meravigliosi giardini in fiore, dove il tempo sembra scorrere a rilento e a regnare sono soltanto quietenatura e silenzio.
Oltre a visitare la sua deliziosa chiesetta, costruita nella prima metà del Seicento in onore di San Rocco e impreziosita da una bella pala di Jacopo da Bassano, tre sono le escursioni intraprendibili direttamente dalla piazza principale del paese: quella al Rifugio Venezia, corrispondente alla quarta tappa dell'Alta Via 3 (il sentiero da seguire è il 470, mentre i tempi di percorrenza si aggirano attorno alle 3 ore e 30), quella ai laghetti di Polentaia, non segnalati da cartelli ma facilmente individuabili consultando una buona cartina della zona, e quella alla Malga Ciauta, in assoluto uno dei migliori punti d'osservazione sull'Antelao di tutto il Cadore.

L'idilliaca frazione di Serdes nel comune di San Vito di Cadore

7) Per scoprire cascate nascoste

Percorrendo il tratto di ciclopedonale che collega San Vito al comune di Borca di Cadore ed effettuando una breve deviazione verso la parrocchiale dei SS. Simone e Taddeo, è possibile raggiungere un luogo ancora sconosciuto al turismo di massa, uno spettacolare salto d'acqua nascosto nei boschi che circondano il paese, indicato sulle mappe col nome di Cascata del Ru de Assola, ma ribattezzato dagli abitanti del posto come "cascata del cucchiaio" per via della sua caratteristica forma allungata.
Fino a qualche anno fa, un ponticello consentiva di attraversare il letto del fiume, ricongiungersi al sentiero 475 e tornare quindi al punto di partenza passando per la frazione di Villanova; al momento tuttavia il passaggio è ancora interdetto, ma ciò non significa che non valga comunque la pena arrivare qui e addentare un bel panino (a disposizione dei turisti c'è un tavolo gigantesco) cullati soltanto dai rumori della natura, prima di rimettersi in marcia alla volta di altre entusiasmanti destinazioni.

La meravigliosa cascata del Ru de Assola a Borca di Cadore

8) Per percorrere il "Marmarole Runde"

Tra gli spettacolari trekking a tappe che attraversano il territorio cadorino, ce n'è uno poco conosciuto rispetto agli altri, intraprendendo il quale è possibile aggirare uno dei gruppi montuosi meno antropizzati, e proprio per questo più affascinanti, delle Dolomiti: quello delle Marmarole. Punto di partenza dell'anello, suddivisibile in 3, 4 o 5 giorni di cammino, è il Rifugio Monte Agudo nel comune di Auronzo di Cadore, provvidenziale base d'appoggio non soltanto per chi decide di avventurarsi tra le pieghe di questa frastagliata muraglia di roccia, resa celebre da alcuni dipinti di Tiziano Vecellio, ma anche per chi si mette in marcia lungo l'impegnativa Alta Via 5, che da Sesto in Pusterìa conduce dritta sino al paese natìo dell'artista.
Senza superare dislivelli esorbitanti, il percorso prosegue quindi alla volta di San Vito, attraversando vallate di rara bellezza e integrità - una su tutte la Val d'Oten, che separa il massiccio dell'Antelao dalla catena delle Marmarole - per concludersi in prossimità dello storico Rifugio San Marco, da cui si può decidere se scendere in paese o completare il giro percorrendo il sentiero 226.

Lo straordinario versante occidentale delle Marmarole visto dal sentiero per il Rifugio Scotter

9) Per trascorrere una notte al Rifugio San Marco

Sembra uscito da un libro di fiabe, con i suoi balconcini fioriti, le tipiche finestrelle bianco-azzurre e montagne bellissime a fargli da cornice, eppure è uno dei ricoveri per escursionisti più antichi delle Dolomiti (ha compiuto 125 anni la scorsa estate!): sto parlando del Rifugio San Marco, accogliente struttura in pietra situata nel cuore delle Marmarole occidentali, ad un'altitudine di 1.823 metri s.l.m. e praticamente a ridosso della vertiginosa Cima Belprà, meta imperdibile per chi ama arrampicare in ambienti selvaggi e frequentati quasi soltanto da gruppi di stambecchi in libertà.
Partendo da San Vito, esistono due modi per conquistare il rifugio: incamminandosi dalla piazza principale del paese e risalendo via Belvedere fino alla pittoresca Baita Sun Bar (oltre la quale è possibile proseguire soltanto a piedi), o lasciando l'auto in prossimità dell'ex stazione ferroviaria di Chiapuzza e inerpicandosi lungo il ripido sentiero 225, che senza uscire mai dal bosco termina proprio alle spalle dell'edificio.
Anche se una volta in cima la cosa più ovvia da fare sarebbe sfilarsi scarponi e zaino e lasciarsi inebriare dal paesaggio circostante (soprattutto nelle giornate di cielo terso, il panorama che si gode da qui sull'intera Valle del Boite è indescrivibile), una serie di cartelli ci invogliano a proseguire, da un lato in direzione della solitaria Val di San Vito, raggiungibile - non senza fatica - scavalcando i 2.255 metri della vicina Forcella Grande, e dall'altro in direzione del Rifugio Galassi, base di partenza di alcune delle principali vie di salita alla vetta dell'Antelao.

Il fiabesco Rifugio San Marco (1.823 metri s.l.m.)

INFORMAZIONI PRATICHE:

Esistono diversi modi per raggiungere San Vito di Cadore. Per chi viene da nord o più in generale dall'Alto Adige, basta percorrere l'A22 fino a Bressanone e una volta qui proseguire prima lungo la SS49 in direzione Dobbiaco e poi lungo la SS51 in direzione Cortina d'Ampezzo; per chi come me viene invece da sud, lo svincolo autostradale di riferimento è quello di Pian di Vedoia, l'ultimo dell'A27 partendo da Mestre. In alternativa, è possibile usufruire della comoda linea di bus che collega Calalzo di Cadore alla conca ampezzana, oppure approfittare dei vicini aeroporti di Treviso e Venezia, entrambi serviti dalla compagnia di autolinee Cortina Express.

Mappa di San Vito di Cadore (© OpenStreetMap)

2 commenti:

  1. Pensa che i miei genitori hanno avuto una casa a San Vito di Cadore per 10 anni... ma come sempre "chi ha i denti non ha il pane e viceversa", perché a me a quel tempo della montagna non interessava proprio nulla! Volevo andare in spiaggia a divertirmi con gli amici...se ci penso ora, guarda...! Eppure è anche giusto così, ogni cosa ha il suo tempo e le cime avevano bisogno di maturare lentamente dentro di me.
    È stato bello leggere il tuo articolo, un tuffo nei ricordi!

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    1. Allora abbiamo un'altra cosa in comune oltre alla passione per le cime: anch'io da bambina non amavo particolarmente lo montagna, nonostante i miei genitori mi portassero tutte le estati in Alto Adige e i miei nonni avessero una casetta in Umbria - per la precisione a Castelluccio di Norcia - dove trascorrevo praticamente l'intero mese di agosto... la vita è proprio strana!
      Per quanto riguarda San Vito è il secondo anno consecutivo che ci torno e senza voler esagerare posso dire di aver trovato la mia dimensione lì, infatti partire sta diventando sempre più faticoso.
      Grazie per essere passata e alla prossima chiacchierata, Silvia!

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