Quella al Rifugio Bosconero è stata in assoluto la prima escursione che ho fatto una volta arrivata in Val di Zoldo. Costruito sui ruderi di un'antica casèra, utilizzata per anni come bivacco dagli alpinisti impegnati nella conquista delle vertiginose crode circostanti (solo per citarne tre: Sasso di Bosconero, Sasso di Toanella e Rocchetta Alta, tutte superiori ai 2.400 metri d'altezza!), esistono diversi modi per raggiungere la verdeggiante radura prativa dove sorge l'edificio: partendo dal bacino artificiale di Pontesèi e risalendo, per un paio d'ore circa, la scoscesa Val de Bosconero (segnavia 490, più diretto, o 485, leggermente più lungo); incamminandosi dalla località "I Ciompi" poco fuori Forno di Zoldo e proseguendo sempre dritti in direzione Casèra del Fagarè - Casèra del Mugòn (segnavia 491, quindi 490); lasciando la macchina al Passo Cibiana e percorrendo l'ultimo tratto dell'Anello Zoldano, o una delle sue varianti, fino ad intercettare il sentiero proveniente dal rifugio.
Quale itinerario ho scelto io? Ve lo racconto in questo post! 😊
Punto di partenza della nostra escursione è il piazzale sterrato adibito a parcheggio situato nelle vicinanze della diga di Pontesèi, lungo la statale che da Forno di Zoldo scende sino a Longarone. Attraversata la carreggiata, ad indicarci la retta via sono subito due cartelli, riportanti l'uno nome e altitudine della località in cui ci troviamo (ovvero Pontesìei, che in dialetto locale significa "ponticelli"; pare infatti che prima della realizzazione dell'attuale strada, il solo modo per spostarsi in zona fosse quello di attraversare delle apposite passerelle in legno!) e l'altro il numero del sentiero da intraprendere per giungere a destinazione, indicato sulle mappe come 490.
Ma non lasciatevi scoraggiare dall'apparente inospitalità del luogo!
Se è vero infatti che ad un primo acchito la Val de Bosconero potrebbe sembrare un intricato labirinto senza uscita, basta prestare un po' d'attenzione ai classici segnavia bianco-rossi del CAI per individuare all'istante la giusta direzione, superando con facilità anche quei tratti dove il sentiero risulta parzialmente coperto da cespugli di pino mugo o massi giganti accatastati alla rinfusa, come accade ad esempio mentre si attraversa l'impressionante circo ghiaioso situato a ridosso del frastagliato versante ovest degli Sforniòi, unico tratto di tutto il percorso a svolgersi al di fuori del bosco.
Man mano che avanziamo, la vista sulle montagne che sovrastano il grazioso abitato di Forno e le sue innumerevoli frazioni si allarga sempre di più, regalando magnifici scorci sia sulla catena del Civetta, spartiacque naturale, assieme alla vicina Moiazza, tra Agordino e Alta Val di Zoldo, sia sulla verdeggiante dorsale del Monte Castelàz, propaggine occidentale del gruppo del Bosconero il cui profilo ricorda moltissimo quello di un elefante sdraiato (riuscite a distinguerne volto e schiena?).
Quale itinerario ho scelto io? Ve lo racconto in questo post! 😊
Ometto di pietra lungo il sentiero per il Rifugio Casèra Bosconero |
Punto di partenza della nostra escursione è il piazzale sterrato adibito a parcheggio situato nelle vicinanze della diga di Pontesèi, lungo la statale che da Forno di Zoldo scende sino a Longarone. Attraversata la carreggiata, ad indicarci la retta via sono subito due cartelli, riportanti l'uno nome e altitudine della località in cui ci troviamo (ovvero Pontesìei, che in dialetto locale significa "ponticelli"; pare infatti che prima della realizzazione dell'attuale strada, il solo modo per spostarsi in zona fosse quello di attraversare delle apposite passerelle in legno!) e l'altro il numero del sentiero da intraprendere per giungere a destinazione, indicato sulle mappe come 490.
L'inizio della salita al rifugio |
Facendoci largo in un bellissimo bosco di conifere, che porta ancora evidenti i segni della devastante tempesta di vento abbattutasi sul Triveneto nell'autunno del 2018, cominciamo così la nostra salita al rifugio, macinando in circa mezz'ora di cammino senza soste i primi, faticosissimi, duecento metri di dislivello.
Arrivati al margine di una piccola radura, alla cui sinistra s'intravede la sagoma di un vecchio edificio - la cosiddetta Casèra del Mugòn - quasi del tutto nascosto dalla vegetazione, il sentiero si fa quindi lievemente più pianeggiante, dandoci modo di riprendere fiato ed osservare con calma specie botaniche, floreali e con un pizzico di fortuna anche animali, tipiche di questo settore delle Dolomiti Bellunesi.
Arrivati al margine di una piccola radura, alla cui sinistra s'intravede la sagoma di un vecchio edificio - la cosiddetta Casèra del Mugòn - quasi del tutto nascosto dalla vegetazione, il sentiero si fa quindi lievemente più pianeggiante, dandoci modo di riprendere fiato ed osservare con calma specie botaniche, floreali e con un pizzico di fortuna anche animali, tipiche di questo settore delle Dolomiti Bellunesi.
Segnaletica in località Pian del Mugòn (1.024 metri s.l.m.) |
Ignorate le indicazioni per il laghetto e la cascata (visiteremo entrambi al ritorno!), proseguiamo dunque dritti, scavalcando radici sporgenti, luccicanti corsi d'acqua e rudimentali ponticelli in legno, accompagnati soltanto dal fischiettìo degli uccelli e dal crepitìo delle foglie secche sotto alle suole dei nostri scarponi: praticamente un paradiso, per chi come me è alla continua ricerca di ambienti selvaggi e scarsamente frequentati dove perdersi per ore nel silenzio e nella solitudine più totali.
Il primo dei due ponticelli che intersecano il sentiero 490 |
Ma non lasciatevi scoraggiare dall'apparente inospitalità del luogo!
Se è vero infatti che ad un primo acchito la Val de Bosconero potrebbe sembrare un intricato labirinto senza uscita, basta prestare un po' d'attenzione ai classici segnavia bianco-rossi del CAI per individuare all'istante la giusta direzione, superando con facilità anche quei tratti dove il sentiero risulta parzialmente coperto da cespugli di pino mugo o massi giganti accatastati alla rinfusa, come accade ad esempio mentre si attraversa l'impressionante circo ghiaioso situato a ridosso del frastagliato versante ovest degli Sforniòi, unico tratto di tutto il percorso a svolgersi al di fuori del bosco.
L'impressionante circo ghiaioso che caratterizza la testata della Val de Bosconero |
Man mano che avanziamo, la vista sulle montagne che sovrastano il grazioso abitato di Forno e le sue innumerevoli frazioni si allarga sempre di più, regalando magnifici scorci sia sulla catena del Civetta, spartiacque naturale, assieme alla vicina Moiazza, tra Agordino e Alta Val di Zoldo, sia sulla verdeggiante dorsale del Monte Castelàz, propaggine occidentale del gruppo del Bosconero il cui profilo ricorda moltissimo quello di un elefante sdraiato (riuscite a distinguerne volto e schiena?).
Moiazza, Civetta e in primo piano Castelàz sovrastano l'abitato di Forno di Zoldo |
Il tempo di scattare qualche foto agli straordinari paesaggi circostanti e ci mettiamo di nuovo in marcia, per sbucare dopo quindici minuti d'ininterrotta salita nel bosco in prossimità di un crocicchio, ad una manciata di metri dal quale due sorridenti sculture in legno, realizzate dall'artista locale Pompeo De Pellegrin ispirandosi ad altrettante maschere tradizionali del carnevale zoldano, ci confermano che abbiamo finalmente raggiunto l'obiettivo della nostra escursione.
Una piccola baita dal tetto spiovente e le spesse pareti in pietra, adagiata alle falde di un grandioso anfiteatro di rocce che con la sua cima più alta raggiunge, superandoli, i 2.468 metri di quota: così si presenta, agli escursionisti impegnati ad affrontare le ultime tappe dell'Alta Via 3 delle Dolomiti (che assieme all'Anello Zoldano transita proprio da queste parti!), il Rifugio Casèra Bosconero, ed è facile capire perché una volta saliti quassù non si riesca a fare a meno di tornarci e ritornarci.
Pur trovandosi ad un'altezza modesta, ciò che rende speciale questo rifugio, oltre al fatto di essere la sola struttura gestita di tutto il massiccio del Bosconero - altri punti d'appoggio "ufficiali", entrambi ricavati da vecchie casère in disuso, sono il Bivacco Campestrìn, nella solitaria Val Bona, e il Bivacco Tovanella, nel cuore della riserva naturale omonima - e di ospitare un interessantissimo impianto di fitodepurazione e digestione anaerobica dei rifiuti, è l'eccezionale panorama sul ramo occidentale del gruppo, in particolare sulla semisconosciuta cresta dello Spiz de San Piero, che è possibile ammirare dal verdissimo prato antistante l'edificio, nonché la sua posizione strategica per avventurarsi alla scoperta di cenge e forcelle tra le più spettacolari del bellunese (per capire cosa intendo, provate a digitare su Google "Viàz del Fonch" o "Viàz de l'Ors": resterete a bocca aperta!).
Panchina con vista sullo Spiz de San Piero, propaggine occidentale del Gruppo del Bosconero |
Fatta scorta di silenzio e aria buona di montagna, decidiamo pertanto di rientrare alla macchina percorrendo lo stesso sentiero dell'andata (l'alternativa sarebbe quella di seguire il segnavia 495, ma avendo letto su internet informazioni discordanti circa le sue condizioni post Vaia, preferiamo evitare), prestando tuttavia attenzione a non mancare il bivio per l'affascinante Laghetto delle Streghe, indicato da una semplice tabella con sfondo azzurro e scritte in rosso affissa al tronco di un albero (per chi proviene dal rifugio, la troverete alla vostra sinistra).
Indicazioni per il "Laghetto delle Streghe" e per la vicina Casèra dei Zôt |
Imboccata una stradina in lieve salita con partenza dal Pian del Mugòn, giungiamo così, senza neppure rendercene conto, in località Àiva del Roka e dopo aver riempito le borracce a quella che una targa dorata intitolata a Valentino Angelini - profondo conoscitore delle montagne zoldane e fine cultore di piante alpine - c'informa essere la "Fontana dell'eterna giovinezza" (!), cominciamo piano piano a scendere verso la conca che ospita lo specchio d'acqua, situato oramai praticamente dietro l'angolo.
Un tratto del sentiero che dal Pian del Mugòn conduce allo specchio d'acqua |
Raggiunte le sponde di questa incredibile pozza smeraldina, originatasi in seguito ad una frana e completamente immersa nel verde, resistere alla tentazione di tuffarsi è davvero difficoltoso, se non fosse che ad attenderci è un'ultima, irrinunciabile meta, ovvero la deliziosa cascatella alimentata dal Rio Bosconero - in dialetto locale Ru de Bòsc Négre - distante da qui pochissimi minuti di cammino.
L'affascinante "Laghetto delle Streghe" e le sue incredibili acque smeraldine |
Immortalata l'ennesima gemma naturalistica della giornata, non rimane quindi che attraversare a ritroso il greto del torrente e, dando le spalle alle imponenti cime del Sasso di Bosconero, del Sasso di Toanella e della Rocchetta Alta, inoltrarsi nel fitto del bosco fino ad incrociare nuovamente il sentiero per Pontesèi.
Sasso di Bosconero, Sasso di Toanella e Rocchetta Alta visti dal Fòs de Bòsc Négre |
INFORMAZIONI TECNICHE:
Punto di partenza: Lago di Pontesèi (825 metri).
Punto di arrivo: Rifugio Casèra Bosconero (aperto da metà giugno a metà settembre; per maggiori informazioni sull'attuale possibilità di pernottamento, potete chiamare il numero 338/3713870 o scrivere una mail all'indirizzo mbosconero@libero.it).
Tappe intermedie: Casèra del Mugòn (1.024 metri; sempre aperta).
Segnavia: 490.
Tempi di percorrenza: 2 ore e 15 all'andata, 2 ore e 45 al ritorno (inclusa una fugace deviazione al Laghetto delle Streghe e alla vicina cascata).
Lunghezza totale del percorso: circa 12 km.
Dislivello approssimativo: 1.264 metri (632 in salita e 632 in discesa).
Difficoltà: nessuna, esclusa qualche salita un po' ripida e alcuni tratti leggermente esposti lungo il sentiero per il laghetto.
ho fatto anche io questa escursione molto bella ero anche arrivato a forcella Toanella
RispondiEliminaBella tosta quella forcella! Non essendo un'amante dei ghiaioni (mi mettono ansia, soprattutto in discesa!), io ho preferito accontentarmi del rifugio... ma la Val di Zoldo è stata una magnifica scoperta, non mi dispiacerebbe tornarci di nuovo :-)
EliminaCiao Giorgia, ho letto ora il tuo diario del giro in val di zoldo al rifugio bosconero. ti chiedo...meglio fare il sentiero 491 poi 490 o il 485 con bimba di 2 anni nello zaino? grazie.
RispondiEliminaCiao Nadia e scusami tantissimo per il ritardo nel risponderti. Per quanto riguarda i sentieri che conducono al Rifugio Bosconero, posso dirti che il 491 non parte dal lago di Pontesei, ma dalla località "I Ciompi" a Forno di Zoldo, e incrocia il 490 all'altezza più o meno della Casera del Mugon. Trattandosi di un sentiero naturalistico (parlo sempre del 491) non presenta particolari difficoltà, ma se non ricordo male qualche anno fa era stato interessato da una serie di frane, quindi non so dirti quale sia la sua situazione attuale, né se sia interamente percorribile (conviene scrivere direttamente all'APT locale). Per quanto riguarda il 490 e il 495 invece, parliamo di sentieri più ripidi e con qualche punto esposto, nulla di eccessivo per persone abituate a camminare in montagna, ma se avete già avuto modo di effettuare escursioni "bimba in spalla" non dovreste avere problemi (e nulla vi vieta di percorrerne uno all'andata e uno al ritorno)... spero di aver chiarito i tuoi dubbi e se hai altre domande resto a disposizione :-)
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