Se è vero che "Mangiare è incorporare un territorio", come diceva Jean Brunhes, geografo francese vissuto a cavallo tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, io, in quest'ultimo anno, sono diventata una sorta di piccolo mappamondo ambulante. E non perché abbia mangiato così tanto da assumere una forma circolare, ma perché con la scusa di partecipare ad una sagra piuttosto che ad una degustazione di prodotti tipici, ho visitato talmente tanti paesini nei dintorni di Roma, ho gustato talmente tante prelibatezze, da aver "incorporato" alla perfezione usi e costumi di ogni singola località.
M'hai provocato... e io me te magno! |
Oggi voglio parlarvi proprio di questo: di come, cioè, la conoscenza di un territorio passi talvolta anche attraverso la scoperta delle sue ricette più antiche (e più tipiche), di come sia possibile apprezzare un luogo, oltre che per ciò di artistico e culturale ha da offrire, anche per la sua tradizione gastronomica, di come sedersi a tavola con perfetti sconosciuti possa in molti casi riservare delle sorprese inaspettate.
E voglio farlo inaugurando una rubrica, che chiamerò semplicemente "Il piacere di andar per sagre", nella quale raccontarvi aneddoti storici e chicche culinarie su alcuni dei borghi più belli visitati negli ultimi anni, paesini cioè che mi hanno colpito non soltanto per lo straordinario contesto naturalistico in cui sono inseriti (avrete capito che ho un debole per i paesaggi montani) ma anche, anzi soprattutto, per la calorosa accoglienza ricevuta e la squisitezza dei prodotti locali assaggiati.
E voglio farlo inaugurando una rubrica, che chiamerò semplicemente "Il piacere di andar per sagre", nella quale raccontarvi aneddoti storici e chicche culinarie su alcuni dei borghi più belli visitati negli ultimi anni, paesini cioè che mi hanno colpito non soltanto per lo straordinario contesto naturalistico in cui sono inseriti (avrete capito che ho un debole per i paesaggi montani) ma anche, anzi soprattutto, per la calorosa accoglienza ricevuta e la squisitezza dei prodotti locali assaggiati.
Iniziamo il nostro viaggio da Castel di Tora, delizioso paesino in provincia di Rieti (ci troviamo a circa 80 km da Roma) circondato da una cornice di verdi boschi e situato sulla sommità di un colle dominante uno degli specchi d'acqua (artificiali) più azzurri di tutto il Lazio: il lago del Turano.
Inserito nell'elenco dei borghi più belli d'Italia, l'ho visitato in occasione della diciannovesima edizione della Sagra degli Strigliozzi, manifestazione organizzata ogni anno nel mese di settembre durante la quale è possibile gustare un particolare tipo di pasta lunga (gli strigliozzi, per l'appunto) realizzata con farina di grano duro e condita con del semplice sugo al pomodoro. In pratica funziona così: sin dalle prime ore del mattino le massaie del paese impastano oltre 200 kg di questa sorta di fettuccine un po' spesse, che saranno poi servite ai visitatori della sagra assieme a del pane cotto a legna, un bicchiere di vino locale e delle ottime ciambelline dolci.
Cosa fare di bello una volta terminata l'abbuffata?
Io vi consiglio tre cose: godervi il panorama comodamente seduti su una delle tante panchine sparpagliate per il borgo, dare un'occhiata al bel mercatino d'artigianato allestito in prossimità dei tendoni destinati alla consumazione dei pasti, perdervi tra i vicoletti del paese alla ricerca di indizi che vi aiutino a capire qualcosina in più sulle sue avventurose vicende storiche.
Seppur a prima vista non sembri, la storia di Castel di Tora affonda infatti le sue radici intorno all'anno Mille, nonostante i numerosi reperti di epoca romana rinvenuti nei pressi, o all'interno, dell'attuale centro storico sembrino far slittare la data della sua fondazione ad un'epoca molto più remota, coincidente, come riportato dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso, addirittura con quella della nascita dell'antico insediamento sabino di Thora (da cui il nome Castel di Tora).
Quello che è certo comunque, è che il borgo, conosciuto fino al 1864 come Castrum Vetus o Castelvecchio, fece parte per diversi secoli dei possedimenti dell'Abbazia di Farfa, per passare, tra Trecento e Seiecento, prima nelle mani della potente famiglia sabina dei Mareri, poi in quelle degli Orsini ed infine in quelle dei Borghese, che ne furono anche gli ultimi signori feudali. A testimonianza delle origini e dello sviluppo medievale dell'abitato, restano oggi antichi portali, tortuose viuzze, scalinate e cantine scavate nella roccia, oltre che i ruderi dell'imponente torre quadrata facente parte del castello che un tempo svettava in cima alla collina dove sorge il paese.
Se dell'antico maniero non sono rimaste che quattro mura sgretolate, lo stesso non si può dire di altri due interessanti monumenti anch'essi situati nella parte alta di Castel di Tora, ovvero la piccola Chiesa di San Giovanni Evangelista, all'interno della quale è custodita una splendida pala seicentesca raffigurante la Madonna tra i Santi Giovanni Evangelista e Anatolia (patrona del borgo cui è dedicato, tra l'altro, un convento poco fuori dall'abitato), e la caratteristica Fontana del Tritone, realizzata sul finire dell'Ottocento e posizionata all'affaccio di un belvedere da cui godere di una vista mozzafiato sulle splendide acque color turchese del sottostante lago del Turano.
Sorgendo all'interno della Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, un'area protetta dall'estensione di circa 3.600 ettari istituita nel 1988 ma ampliatasi negli anni successivi grazie al consenso dei Comuni interessati, Castel di Tora offre numerosi spunti sia per escursioni in alta quota, come le classiche salite al Monte Navegna (1.508 m) e al Monte Cervia (1.438 m), sia per rilassanti passeggiate alla scoperta della flora e della fauna che caratterizzano le sponde del suo bellissimo lago.
Benvenuti a Castel di Tora! |
Inserito nell'elenco dei borghi più belli d'Italia, l'ho visitato in occasione della diciannovesima edizione della Sagra degli Strigliozzi, manifestazione organizzata ogni anno nel mese di settembre durante la quale è possibile gustare un particolare tipo di pasta lunga (gli strigliozzi, per l'appunto) realizzata con farina di grano duro e condita con del semplice sugo al pomodoro. In pratica funziona così: sin dalle prime ore del mattino le massaie del paese impastano oltre 200 kg di questa sorta di fettuccine un po' spesse, che saranno poi servite ai visitatori della sagra assieme a del pane cotto a legna, un bicchiere di vino locale e delle ottime ciambelline dolci.
I famosi strigliozzi di Castel di Tora |
Cosa fare di bello una volta terminata l'abbuffata?
Io vi consiglio tre cose: godervi il panorama comodamente seduti su una delle tante panchine sparpagliate per il borgo, dare un'occhiata al bel mercatino d'artigianato allestito in prossimità dei tendoni destinati alla consumazione dei pasti, perdervi tra i vicoletti del paese alla ricerca di indizi che vi aiutino a capire qualcosina in più sulle sue avventurose vicende storiche.
Seppur a prima vista non sembri, la storia di Castel di Tora affonda infatti le sue radici intorno all'anno Mille, nonostante i numerosi reperti di epoca romana rinvenuti nei pressi, o all'interno, dell'attuale centro storico sembrino far slittare la data della sua fondazione ad un'epoca molto più remota, coincidente, come riportato dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso, addirittura con quella della nascita dell'antico insediamento sabino di Thora (da cui il nome Castel di Tora).
Abitazioni tipiche a ridosso della sponda lacustre |
Quello che è certo comunque, è che il borgo, conosciuto fino al 1864 come Castrum Vetus o Castelvecchio, fece parte per diversi secoli dei possedimenti dell'Abbazia di Farfa, per passare, tra Trecento e Seiecento, prima nelle mani della potente famiglia sabina dei Mareri, poi in quelle degli Orsini ed infine in quelle dei Borghese, che ne furono anche gli ultimi signori feudali. A testimonianza delle origini e dello sviluppo medievale dell'abitato, restano oggi antichi portali, tortuose viuzze, scalinate e cantine scavate nella roccia, oltre che i ruderi dell'imponente torre quadrata facente parte del castello che un tempo svettava in cima alla collina dove sorge il paese.
Scorcio del lago del Turano visto attraverso un antico arco in pietra |
Se dell'antico maniero non sono rimaste che quattro mura sgretolate, lo stesso non si può dire di altri due interessanti monumenti anch'essi situati nella parte alta di Castel di Tora, ovvero la piccola Chiesa di San Giovanni Evangelista, all'interno della quale è custodita una splendida pala seicentesca raffigurante la Madonna tra i Santi Giovanni Evangelista e Anatolia (patrona del borgo cui è dedicato, tra l'altro, un convento poco fuori dall'abitato), e la caratteristica Fontana del Tritone, realizzata sul finire dell'Ottocento e posizionata all'affaccio di un belvedere da cui godere di una vista mozzafiato sulle splendide acque color turchese del sottostante lago del Turano.
Dall'alto in senso orario: una stradina di Castel di Tora; l'Ottocentesca "Fontana del Tritone"; il ponte che collega il paese a Colle di Tora |
Sorgendo all'interno della Riserva Naturale Regionale dei Monti Navegna e Cervia, un'area protetta dall'estensione di circa 3.600 ettari istituita nel 1988 ma ampliatasi negli anni successivi grazie al consenso dei Comuni interessati, Castel di Tora offre numerosi spunti sia per escursioni in alta quota, come le classiche salite al Monte Navegna (1.508 m) e al Monte Cervia (1.438 m), sia per rilassanti passeggiate alla scoperta della flora e della fauna che caratterizzano le sponde del suo bellissimo lago.
Uno scorcio del Lago del Turano; sulla destra, un fianco del Monte Antuni |
Imperdibile una volta in zona è sicuramente la visita al suggestivo paese fantasma di Antuni, microscopico borgo di origine medievale i cui ruderi sono ammirabili in cima al monte omonimo prospiciente l'abitato di Castel di Tora. Abbattuto per errore durante la seconda guerra mondiale da un pilota di caccia il cui obbiettivo era in realtà il ponte sul lago ed abbandonato all'incuria e al degrado fino ai primissimi anni Novanta, il sito di Castrum Antuni è stato recentemente oggetto di massicci interventi di restauro, finalizzati da un lato al recupero dell'antica mulattiera che attraversava l'abitato e delle mura perimetrali da cui questo era circondato, e dall'altro alla riqualificazione di due edifici splendidi e ricchi di storia come il Palazzo del Drago e l'Eremo di San Salvatore (visitabili solo su prenotazione ed in presenza di una guida; per maggiori informazioni su orari e prezzi, consultate questo link).
Ciò che resta dell'antico Castrum Antuni |
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
Se leggendo questo post vi è venuta l'acquolina in bocca e avete inserito Castel di Tora nella lista dei vostri prossimi viaggi, vi do un ultimo consiglio: aspettate la prima domenica di Quaresima per partire. Perché dico così? Perché proprio in questa data (di solito oscillante tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo) viene organizzata per le vie del borgo la cosiddetta "Festa del Polentone" (per dare un'occhiata alla locandina della passata edizione, cliccate qui), manifestazione dalle origini secolari durante la quale è possibile gustare dell'ottima polenta condita con un buonissimo ragù di pesce. Io sto già là, e voi?
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