martedì 5 luglio 2016

IL MONTE VELETTA E LA CROCE DI MASTRO ARMENIO

Il Monte Veletta è una piccola altura situata ad ovest dell'abitato di Castelluccio di Norcia dalla cui sommità è possibile godere, soprattutto nelle giornate di sole pieno, di una vista mozzafiato sul paese e sui coloratissimi altipiani che lo circondano.
Ricoperto da un uniforme tappeto erboso, e più simile ad una collinetta che a una montagna (nonostante la sua altitudine superi i 1.600 metri, appena duecento in più rispetto a Castelluccio), il Monte Veletta ospita sulla sua cima una croce, detta Croce del Buon Vento, realizzata da un fabbro locale nel lontano 1975 e da allora posizionata a guardia degli abitanti e delle case del borgo.

Il borgo di Castelluccio visto dai pressi della Croce del Buon Vento

Se dal punto di vista escursionistico quella al Monte Veletta non può certamente essere considerata una salita impegnativa (partendo dalla piazzetta principale di Castelluccio, infatti, occorrono appena 40 minuti di camminata a passo normale per raggiungere la vetta), è dal punto di vista naturalistico che questo breve itinerario regala le soddisfazioni più grandi, offrendo man mano che si sale scorci panoramici bellissimi ed inaspettati sia sulla maestosa Cima del Redentore che sugli altri rilievi della zona.

Scorci del sentiero per raggiungere il Monte Veletta

Pur avendolo percorso tantissime volte e in praticamente tutte le stagioni (agli amanti della neve consiglio di provarlo con le ciaspole ai piedi), prima della scorsa estate non mi ero mai domandata cosa ci facesse quassù, in cima ad una montagna tutto sommato poco frequentata, una smilza crocetta metallica circondata da un mucchio di sassi con sopra poggiato un piccolo pannello solare.
Figuratevi quindi la mia faccia quando ho saputo che, ad occuparsi della sua forgiatura, non fu un uomo qualsiasi bensì l'ultimo mastro maniscalco mai vissuto a Castelluccio, o come lo definisce l'autore di un interessante articolo pubblicato su uno dei tanti siti dedicati al paese delle lenticchie "l'ultimo cultore di quella che fu una nobile arte tramandata per millenni nel nostro borgo montano": dovevo per forza saperne di più, dovevo documentarmi!

Neve ovunque! (© www.pinguiniallequatore.com

E così ho scoperto che, per i giovani che sul finire degli anni Sessanta frequentavano la sua bottega, Mastro Armenio era una sorta di mito vivente: non un semplice fabbro, ma un'artista a 360 gradi, che sapeva cimentarsi con uguale abilità e passione sia nella chiodatura di un ferro di cavallo che nell'estrazione di un dente o nella preparazione di un infuso di belladonna (una pianta tossica utilizzata fin dall'antichità per le sue proprietà antinfiammatorie), intrattenendo i suoi "allievi" con divertenti aneddoti giovanili e avventurose storie di fate, stregoni ed alchimisti.

Il Monte Veletta visto dai pressi della chiesa di Santa Maria Assunta; in alto a destra,
la croce realizzata da Mastro Armenio

Perché Armenio era proprio questo: il Dio del fuoco, il signore del ferroil narratore di mille storie, il mago di mille incantesimi. Un mix perfetto tra sapienza, creatività ed ingegno, un uomo che aveva girato il mondo, uno spirito libero capace di trasmettere al prossimo il suo sconfinato amore per i viaggi e per l'avventura, una personalità insolita e modernissima per un paesino piccolo come Castelluccio di cui, se non avessi raggiunto quella piccola croce posizionata sulla cima del Monte Veletta, probabilmente non avrei mai conosciuto la storia.


E voi? Vi è mai capitato di visitare un luogo per la prima volta e scoprirne curiosità o segreti soltanto una volta ritornati a casa? Ditemi di sì e mi sentirò meno tonta ;-)

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