mercoledì 20 febbraio 2019

STREPITOSA VAL CIVETTA: DA COL DEI BALDI AI RIFUGI COLDAI E TISSI

Protagonista ogni estate di una delle gare di corsa più apprezzate dagli amanti della montagna, la Val Civetta è uno strabiliante angolo di paradiso che chiunque abbia in programma di trascorrere un weekend o una vacanza ad Alleghe, in Alto Agordino, dovrebbe inserire in cima alla lista dei luoghi da visitare assolutamente.
Arrivare quassù, al cospetto di quello che è considerato dagli alpinisti il regno del sesto grado per eccellenza, significa infatti immergersi in un ambiente fatto di rocce, forcelle, ghiaioni e sentieri panoramici a strapiombo nel vuoto, in grado di lasciare senza fiato (dallo stupore e dalla fatica!) anche chi, come me, frequenta da anni le Dolomiti. Pur non essendo un itinerario alla portata di tutti, per via della lunghezza e del forte dislivello che lo contraddistinguono, oggi voglio darvi qualche dritta per affrontare al meglio una delle traversate più spettacolari in cui mi sia mai cimentata, ovvero quella che, costeggiando quasi per intero il versante nord-occidentale del massiccio del Civetta, consente di raggiungere i favolosi rifugi Coldai e Tissi.
Pronti a scarpinare insieme? Allora via, gambe in spalla e si parte! 😏

Benvenuti in Val Civetta!

Lasciata la macchina in uno dei tanti parcheggi disponibili in paese, ci dirigiamo per prima cosa verso la biglietteria degli impianti di risalita che, partendo dalle sponde del lago di Alleghe e sorvolando i verdissimi Piani di Pezzé, conducono in poco meno di mezz'ora sino ai 1.922 metri del Col dei Baldi, crocevia di sentieri e percorsi escursionistici tra i più appaganti delle Dolomiti Bellunesi.

Il Civetta visto dalla stazione a monte della cabinovia di Col dei Baldi

Giunti al "capolinea" della cabinovia, ci incamminiamo pertanto lungo una comoda mulattiera in lieve discesa, accompagnati dall'onnipresente mole del Civetta e con lo sguardo rivolto in direzione dei frastagliati gruppi montuosi che fanno da cornice alla bellissima Val Fiorentina, sui quali troneggia, solitario e grandioso nell'armonia delle sue architetture dolomitiche, l'inconfondibile profilo del Pelmo.

Paesaggi che sembrano usciti da un dipinto in cima al Col dei Baldi

Il tempo di fare pochi passi e raggiungiamo la caratteristica Casera Piòda, edificio in muratura adagiato nel mezzo di una verdeggiante conca erbosa, di fronte al quale confluiscono, oltre al nostro, la bellezza di tre sentieri diversi: quello proveniente dalla località Palafavèra nell'adiacente Val di Zoldo (segnavia 564), quello che collega i Piani di Pezzé al Pian dei Séch e quindi alla malga (utilizzabile, volendo, per il rientro ad Alleghe) e quello che, inerpicandosi in direzione della scoscesa Val de le Ziolère, conduce dritto fino al Rifugio Coldai (segnavia 556).

Indicazioni in prossimità della Casera Piòda (1.816 metri s.l.m.); sullo sfondo, il Monte Pelmo

Senza indugiare oltre, cominciamo così a risalire la vecchia strada militare costruita durante il primo conflitto mondiale per aggirare i ripidi versanti del Monte Coldai, propaggine settentrionale del gruppo del Civetta la cui fama è legata alla scoperta, nei primi anni Trenta, di un'interessante iscrizione rupestre di epoca romana che pare delimitasse il confine tra i territori appartenenti alla provincia di Bellunum e quelli invece soggetti alla giurisdizione della città friulana di Iulium Carnicum.

L'inizio della mulattiera per il Rifugio Coldai; al centro della foto, il Monte Coldai

Ignorato il bivio per le iscrizioni romane e affrontati con facilità i primi tornanti, la nostra scalata prosegue quindi tra massi giganti e profumati gruppetti di pini mughi, in un succedersi di tratti in piano (pochi) e salite dalla pendenza più significativa.
A ripagarci della fatica c'è per fortuna uno splendido panorama, che spazia dalla Marmolada alle Dolomiti di Zoldo passando per il Gruppo del Cernera, il tavolato dei Lastoi de Formìn, l'elegante Croda da Lago, il solitario Beco de Mezdì, la dorsale delle Rocchette e il massiccio del Sorapìss (solo per citare alcune delle vette principali). Chissà che Leopardi non immaginasse un paesaggio del genere, quando scrisse il suo celebre verso "E il naufragar m'è dolce in questo mare"!

Vedute grandiose ci accompagnano lungo tutta la salita

Costeggiata anche l'impressionante Busa del Toro, vertiginosa parete calcarea tra le cui fessure fiorisce ogni estate una specie di pianta erbacea piuttosto rara sulle Alpi (il cosiddetto "Raponzolo delle rocce"), quello che fino a questo momento si era presentato come un banale, seppur paesaggisticamente mozzafiato, sentiero d'alta montagna, si trasforma in una micidiale rampa verticale, addolcita in parte da alcuni tornanti e terminante in prossimità di un piccolo capanno in legno, punto d'arrivo della teleferica utilizzata per il trasporto dei viveri in quota.

La vertiginosa Busa del Toro

Oltrepassata la stazione a monte della funicolare, dove ad accoglierci è una curiosa Apecar rossa fiammante, conquistiamo così, dopo appena un'ora di cammino, la prima agognata tappa del nostro itinerario, vale a dire il super panoramico Rifugio Coldai, costruito nel 1905 dalla Sezione CAI di Venezia e intitolato, una trentina d'anni più tardi, all'alpinista veneto Adolfo Sonino.

Arrivo al Rifugio Sonino al Coldai (2.135 metri s.l.m)

Partendo da qui, esistono due modi per aggirare il massiccio del Civetta: avviarsi lungo il Sentiero Tiván (segnavia 557), ardimentoso tracciato che, procedendo tra prati, crepacci e ghiaioni, conduce sino all'attacco della celeberrima Ferrata degli Alleghesi, grazie alla quale è possibile raggiungere, in circa 4 ore di salita, la vetta più alta del gruppo, oppure scollinare la poco distante Forcella Coldai (come ho fatto io) e, lasciandosi guidare dai numerosi segnali bianco-rossi dipinti sulle rocce, addentrarci finalmente nel cuore dell'incontaminata Val Civetta.

In marcia verso la Forcella Coldai

Arrivati in un lampo in cima alla forcella, a guardarci le spalle è ancora una volta il Monte Pelmo, che dall'alto dei suoi 3.168 metri sorveglia imperioso i paesini della Val di Zoldo, mentre poco più in basso di fronte a noi, incastonato tra spettacolari pareti di roccia, ad attenderci è l'incantevole Lago Coldai, scintillante specchio d'acqua d'origine glaciale cui fanno da sfondo non soltanto il versante sud della Marmolada, con la sua riconoscibilissima Punta Penìa, ma pure il vicino Gruppo del Sella e tutti i principali rilievi montuosi che abbracciano la Val Cordevole.

L'incantevole Lago Coldai e sullo sfondo la Marmolada

Superato il laghetto, dalle cui sponde si diparte un intricato groviglio di stradine bianche, il percorso prosegue ancora per un po' tra lievi saliscendi, in un alternarsi di pietraie e sellette prative letteralmente a picco nel vuoto. Visto da qui, persino il Ristoro Belvedere appare minuscolo, sovrastato com'è dalle imponenti dorsali di Lagazuoi, Gruppo del Fanis e Monte Pore, talmente ravvicinati e nitidi da sembrare messi a fuoco con un binocolo.

Panorami mozzafiato circondano il microscopico Ristoro Belvedere (riuscite a vederlo?)

Scavalcati in scioltezza (!) i 2.203 metri della Forcella Col Negro, abbiamo di nuovo due possibilità: ignorare la segnaletica ed avventurarci lungo la traccia di sentiero che, con moderata pendenza, attraversa a mezza costa il ghiaione alla base della possente parete nord-ovest del Civetta (opzione che mi sento tuttavia di sconsigliare a chi soffre di vertigini), oppure continuare dritti, affidandoci alle più rassicuranti - si fa per dire - indicazioni per i rifugi Tissi e Vazzoler (segnavia 560).

Segnavia 560 per i rifugi Tissi e Vazzoler

Man mano che procediamo, la vista sulla cittadina di Alleghe e sulla miriade di valli, boschi e montagne che attorniano il suo magnifico lago si fa sempre più vertiginosa, invogliandoci a continue soste fotografiche provvidenziali per riprendere un po' di fiato in vista dell'estenuante serie di saliscendi che caratterizza questo primo tratto della Val Civetta, coincidente peraltro con l'Alta Via 1 delle Dolomiti.

Alleghe e il suo lago visti dalla Val Civetta

Percorse poche centinaia di metri, una tabella segnavia ci informa della possibilità di rientrare ad Alleghe scendendo per la ripida Val d'Antersass ma, trattandosi di un sentiero (il 565) classificato sulle mappe come parzialmente attrezzato, decidiamo di ignorare la deviazione e proseguire oltre. Facendoci strada tra mirabolanti paesaggi, ci incamminiamo così verso la penultima tappa della nostra escursione, vale a dire l'infuocata Forcella Col Reàn, che raggiungiamo esausti e cotti dal sole (ma basta indossare una bandana o un cappellino con visiera per azzerare il rischio di fastidiosi colpi di calore) non prima di un'ora e mezza di cammino.

Scarpinando in Val Civetta

Volgendo lo sguardo in direzione della strada appena percorsa, a mostrarsi in tutta la sua regale magnificenza è l'incredibile parete nord-ovest del Civetta, che con un balzo di oltre mille metri si innalza spaventosa sopra le nostre teste. Pensare che tra queste rocce si siano avvicendate, a volte addirittura sfidate, generazioni intere di alpinisti fa senza dubbio un certo effetto, e nulla riesce a distoglierci dall'osservarle incantati, neppure la consapevolezza che manchi ormai pochissimo al Rifugio Tissi, abbarbicato come un nido d'aquila in cima al vicino Col Reàn.

L'impressionante parete nord-ovest del Civetta, regno indiscusso del sesto grado

Ma chi era Attilio Tissi e come mai si scelse di dedicargli un rifugio proprio quassù?
Originario di un piccolo comune dell'Alto Agordino, Attilio Tissi fu per prima cosa un fenomenale alpinista: avvicinatosi tardi (aveva 30 anni!) e senza la benché minima conoscenza tecnica alla montagna, è infatti a lui che si deve l'inaugurazione di alcune delle più famose vie di arrampicata delle Dolomiti Bellunesi, imprese portate a termine, come ricorda lo scrittore Dino Buzzati, grazie ad "un fisico potente, una volontà di ferro e una solidità morale quali si incontra raramente".
Accanto ad una sfavillante carriera alpinistica, ciò che rese immortale la figura di Tissi fu però soprattutto il costante impegno in campo politico: fervente oppositore del regime nazifascista, si batté sempre per i diritti dei lavoratori, adoperandosi nella costruzione di ponti, gallerie e dighe laddove ce n'era più bisogno e proponendo, in qualità di Senatore della Repubblica, quasi unicamente leggi volte a difendere gli interessi delle genti di montagna. Ecco perché in seguito alla sua morte, avvenuta nell'estate del 1959 mentre scendeva con l'amata moglie Mariolina dalla Torre di Lavaredo (avancorpo occidentale delle celebri Tre Cime), amici e vecchi compagni di cordata proposero l'erezione di un rifugio ai piedi della "parete delle pareti", teatro di molte delle ascensioni compiute in gioventù dall'alpinista.

Lo storico Rifugio Attilio Tissi (2.250 metri s.l.m.) in cima al Col Reàn

Arrivati in cima al colle che ospita l'edificio, la tentazione di "chiudere il cerchio" e proseguire in direzione dei rifugi Vazzoler e Capanna Trieste (segnavia 560 e 555), per poi rientrare ad Alleghe dalla poco distante frazione di Listolade, è davvero molto forte, soprattutto considerato che, sia andando avanti, sia tornando indietro, ci aspetterebbe grosso modo lo stesso numero di ore di cammino. Il tempo di rifarci gli occhi ammirando dall'alto il Lago di Alleghe e ci rimettiamo quindi in marcia, attraversando nuovamente la Val Civetta fino a raggiungere, dopo ben 20 km e quasi 7 ore di continui saliscendi, il punto di partenza della nostra escursione.

La Torre d'Alleghe e la Torre di Valgrande viste dal sentiero del ritorno

INFORMAZIONI TECNICHE:

Punto di partenza: stazione a monte della cabinovia di Col dei Baldi (la prima e l'ultima corsa da e per Alleghe sono, rispettivamente, alle 8.00 e alle 17.00).
Punto di arrivo: Rifugio Attilio Tissi (aperto da metà giugno a fine settembre, con possibilità di pernottamento e mezza pensione; durante l'inverno, a disposizione degli escursionisti c'è un piccolo ricovero di fortuna dotato di 12 posti letto).
Tappe intermedie: Rifugio Coldai (aperto da metà giugno a metà settembre, con possibilità di pernottamento e mezza pensione; durante l'inverno, ad offrire riparo agli escursionisti di passaggio è un accogliente bivacco situato sul retro del rifugio e dotato di 8 posti letto).
Segnavia: 561 fino alla Casera Piòda, 556 fino al Rifugio e al Lago Coldai, 560 fino alla Forcella di Col Reàn, 563 fino al Rifugio Tissi (per conoscere lo stato attuale dei sentieri, potete contattare l'Ufficio Turistico di Alleghe chiamando il numero 0437/523333 o scrivendo una mail all'indirizzo consorzio@alleghe.info).
Tempi di percorrenza: 3 ore e 30 all'andata, 3 ore al ritorno.
Lunghezza totale del percorso: 20 km.
Dislivello approssimativo: 1.540 metri (770 in salita e 770 in discesa).
Difficoltà: percorso completamente esposto al sole e consigliato solo ad escursionisti ben allenati, in grado di affrontare l'infinita serie di saliscendi che si susseguono lungo il tratto di sentiero compreso tra il Lago Coldai e il Rifugio Tissi.

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