lunedì 5 giugno 2017

TRA STORIA E NATURA
AL PARCO ARCHEOLOGICO DEI PORTI DI CLAUDIO E TRAIANO

Lo scorso 14 marzo, approfittando della prima edizione della "Giornata nazionale del Paesaggio", ho preso parte ad un'interessante visita guidata svoltasi all'interno del Parco Archeologico dei Porti di Claudio e Traiano: un'area protetta bellissima ma poco conosciuta, situata a ridosso della via Portuense (ci troviamo ad appena 50 km dalla capitale) e solo recentemente riaperta al pubblico dopo un lungo ed ingiustificato periodo di incuria e di abbandono. Curiosi di sapere cosa ho scoperto passeggiando per i suoi meravigliosi sentieri? Ve lo racconto in questo post! 🌳

Benvenuti nel Parco Archeologico dei Porti di Claudio e Traiano!

Costruito a partire dal 42 d.C. per alleggerire il traffico degli approdi di Ostia e di Pozzuoli, soggetto a ripetuti insabbiamenti il primo e troppo lontano dall'Urbe il secondo, l'insediamento portuale voluto dall'imperatore Claudio si componeva di diverse infrastrutture, i cui resti fanno oggi capolino tra fitti canneti, rilassanti viali alberati e suggestivi mari d'erba, in un contesto naturalistico unico caratterizzato dalla presenza di tantissime, e variegate, specie animali e vegetali.

Passeggiando all'interno del parco archeologico

Collocato in prossimità della foce tiberina, in modo tale da sfruttare il corso del fiume come vettore utile alla risalita verso Roma delle numerose imbarcazioni commerciali che vi giungevano quotidianamente da tutto il Mediterraneo, il nuovo scalo comprendeva infatti un bacino esterno dall'estensione di circa 80 ettari, delimitato da due enormi moli semicircolari inquadranti alle estremità un gigantesco faro costruito su una piccola isoletta artificiale ricavata dall’affondamento della nave utilizzata da Caligola per trasportare in città l’obelisco oggi situato in piazza San Pietro, ed un bacino interno più piccolo (la cosiddetta darsena), collegato tramite un canale trasverso alla vicina "Fossa Traiana" e quindi al Tevere, affiancato da un palazzo destinato ad ospitare il praefectus annonae (colui cioè che si occupava della gestione portuale) ed altri personaggi illustri di passaggio ad Ostia.

Veduta aerea dei Porti di Claudio e Traiano

Malgrado le perplessità espresse dagli architetti incaricati della sua realizzazione, che già in fase progettativa avevano messo in guardia l'imperatore circa l'inevitabile insabbiamento cui sarebbe andata incontro l'intera struttura, il porto di Claudio fu completato in tempi relativamente brevi, anche se il compito di "battezzarlo" non spettò al suo ideatore bensì a Nerone, che per celebrare l'evento fece coniare una serie di monete bronzee raffiguranti sul rovescio il bacino portuale con i suoi due moli, il faro sormontato da una statua e diverse imbarcazioni mercantili.
Che lo scalo di Portus presentasse fin dall'inizio alcune criticità di difficile soluzione, tali da ritardarne di oltre vent'anni l'inaugurazione, sembra d'altra parte confermato da diversi autori antichi. Ecco ad esempio come Plinio il Vecchio descrive, nel nono libro delle sue Storie Naturali, l'avvistamento di un enorme cetaceo arenatosi sulla spiaggia di fronte al molo, attirato con ogni probabilità da un carico di carni alla deriva fuoriuscito dalla stiva di una nave a sua volta incagliatasi sul basso fondale.
"Anche nel porto di Ostia fu vista un'orca che venne attaccata dall'imperatore Claudio. Era venuta mentre egli stava facendo costruire le attrezzature portuali, attirata dal naufragio di una nave carica di pelli provenienti dalla Gallia e, potendosi abbondantemente saziare con quel cibo per parecchi giorni, aveva tracciato un solco nei fondali; ma fu coperta da un cumulo così grosso di sabbia che non poteva in alcun modo rigirarsi e mentre cercava di raggiungere quel lauto pasto che era stato spinto dalle onde sulla spiaggia, sporgeva col suo dorso molto al di sopra del livello del mare, come fosse una chiglia rovesciata [...]."
Moneta celebrativa dell'inaugurazione del Porto di Claudio

Nonostante i tentativi di messa in sicurezza dell'area, agli inizi del II d.C. il porto di Claudio doveva apparire già come una costosissima infrastruttura in disuso.
Fu l'imperatore Traiano a promuovere una drastica e definitiva revisione dell’opera, proponendo da un lato la realizzazione di un nuovo bacino artificiale più arretrato e più riparato rispetto a quello di età claudianea, in modo tale da scongiurare ogni eventuale minaccia di impaludamento, e dall'altro la costruzione di imponenti strutture portuali (magazzini, depositi, mura di cinta, banchine, cippi dove legare le cime delle barche) che la rendessero il più funzionale possibile ai commerci, agli scambi e agli approvvigionamenti. Così facendo, nell'arco di qualche decennio, l'insediamento urbano di Portus si trasformò nel più importante scalo commerciale di tutto il Mediterraneo, mantenendo questo ruolo almeno fino al V secolo d.C., quando l'intensificarsi delle invasioni barbariche e la conseguente crisi economica che investì l'impero romano d'Occidente non ne decretarono il rapido declino.

Un tratto delle mura erette tra IV e V secolo per difendere le strutture portuali dalle continue
incursioni barbariche

"Fu qui, in questo antico porto di Roma divenuto uno stagno, che col moltiplicarsi delle canne palustri andavasi sempre più restringendo, apportando all’intorno sterminio e morte per la malaria, fu qui che aggirandomi solitario, in mezzo alle rovine che ricordavano la grandezza dell’antica Roma, pensai che in un tempo molto breve in quella landa abbandonata non sarebbe rimasto che il ricordo di quella grandiosa opera, e volli che tornasse a brillare al sole, nella sua antica ampiezza, lo stesso specchio di acqua che Traiano vide..."

Ad occuparsi della bonifica dell'area e del recupero dell'ormai impaludato bacino traianeo, fu, nel primo trentennio del Novecento, il principe Giovanni Torlonia, che avvalendosi dell'aiuto e della competenza di diversi architetti, ingegneri idraulici ed agronomi riuscì a trasformare un paesaggio fino a poco tempo prima deserto ed incolto in una nuova e super efficiente tenuta agricola.
Qualche decennio più tardi, per volontà degli eredi del principe, l'intera zona fu quindi riconvertita in Zoo Safari, con tanto di rinoceronti, scimmie, giraffe, leoni ed elefanti liberi di scorrazzare tra le rovine (ho trovato questo video in rete, che rende molto bene l'idea dello "spettacolo" che vi sareste trovati di fronte accedendo allo zoo con la vostra auto), e così rimase fino alla metà degli anni Ottanta, quando lo Stato Italiano espropriò una parte rilevante dell'attuale parco archeologico, lasciando ai Torlonia soltanto i terreni a ridosso del bacino esagonale, e vi realizzò all'interno oltre 5 km di percorsi segnalati da interessanti pannelli esplicativi.

Il bacino esagonale visto dal tetto dei magazzini Severiani

Riassunte in breve le vicissitudini storiche dell'antico insediamento di Portus, vediamo nel dettaglio quale di questi percorsi seguire per visitare nella maniera più esaustiva possibile quello che secondo gli archeologi rappresenta uno dei più grandiosi esempi di ingegneria idraulica mai realizzati ai tempi della Roma imperiale.
La nostra passeggiata ha inizio dai resti della massiccia cinta muraria innalzata tra IV e V secolo per difendere la città dalle invasioni barbariche: ci troviamo a circa 3 km dall'attuale linea di costa, in una zona anticamente sommersa dall'acqua e alle spalle di un'elegante struttura identificata dagli storici col portico fatto costruire da Claudio per abbellire il fronte occidentale della sua nuova opera portuale.

Ciò che resta del monumentale portico di Claudio; sulla destra, i magazzini di età traianea

Riportato alla luce nel 1933 durante i lavori di bonifica ordinati dal principe Torlonia, dell'originario portico di età claudianea, inglobato sotto i Severi all'interno di nuovi ed imponenti magazzini in opera laterizia, non rimangono oggi che una scarna fila di colonne, disposte frontalmente rispetto agli ambienti destinati allo stoccaggio delle merci, e una più scenografica strada colonnata, riadattata in età imperiale ad atrio monumentale e caratterizzata da pilastri in travertino dalla superficie grezza e non rifinita (le cosiddette "colonnacce").

Le cosiddette "colonnacce"

Osservando con attenzione i vani rettangolari adiacenti al portico, particolarmente curiosi sono alcuni "buchi" posti al livello del terreno, attraverso i quali è possibile intravedere una serie di piccoli pilastri in mattoni (in latino suspensurae) allineati a intervalli regolari al di sotto dell'attuale manto erboso. Qual'era la loro funzione? Quella di rialzare di qualche decina di centimetri il pavimento del magazzino, in modo tale da isolarlo dall'umidità del sottosuolo e proteggere il grano dai parassiti proliferanti al suo interno! 😲

I magazzini di età severiana

Attraversato l'atrio delle colonnacce e superato un gigantesco esemplare di pino marittimo, avvinghiato con le sue possenti radici ai ruderi di un vecchio edificio, la nostra passeggiata prosegue quindi alla volta di uno dei punti focali dello scalo portuale progettato da Claudio, ovvero la darsena.
Realizzato in parte durante il principato di Nerone ed in parte in epoca traianea, questo ampio bacino rettangolare (lungo 227 metri e largo 48) era infatti utilizzato come una sorta di rimessa per le imbarcazioni di piccolo e medio tonnellaggio destinate alla navigazione fluviale verso Roma, e per attenuare il moto ondoso generato dalle navi in transito sulla sua superficie era dotato su tre lati di sponde opportunamente sagomate e rinforzate.

Scorcio della darsena

Costeggiato il perimetro del bacino ed attraversati i maestosi magazzini di Traiano, costruiti in un arco temporale di circa ottant'anni e caratterizzati da un intricato sistema di cortili interni, corridoi e rampe d'accesso, ci ritroviamo a questo punto a passeggiare lungo una stradina sterrata completamente immersa nel verde, seguendo la quale incrociamo dopo neppure dieci minuti di cammino un altro sentiero, terminante in prossimità di un'antichissima basilica paleocristiana i cui resti sono tuttora in corso di scavo da parte degli archeologi.

Al posto di questa stradina immersa nel verde, c'era un tempo il canale d'imbocco alla darsena

Situata nel cuore commerciale dell'antica città di Portus, a metà strada tra la darsena e il bacino traianeo, la basilica intitolata a Maria Vergine fu edificata sul finire del IV secolo d.C. in un'area precedentemente occupata da lussuose abitazioni private ed edifici destinati ad attività artigianali. Scoperta nel 1865 ma scavata a più riprese tra il 1991 e il 2007, la struttura era costituita in origine da un'ampia aula suddivisa in tre navate da file di otto colonne ed era impreziosita da eleganti affreschi e ricchi pavimenti mosaicati, andati perduti nel crollo totale dell'edificio avvenuto nel corso del XIV secolo forse in seguito ad un evento sismico.

Resti della basilica paleocristiana intitolata a Maria Vergine

Percorso a ritroso il breve tratto nel bosco che ci aveva condotto fin qui (fate attenzione alle ortiche, ce ne sono tantissime!), raggiungiamo pertanto un bel casale colorato, e dopo averlo circumnavigato ci incamminiamo alla volta dei cosiddetti magazzini Severiani, vastissimo complesso in opera laterizia risalente in realtà all'età degli Antonini, caratterizzato da un'inconsueta pianta a "L".

I magazzini Severiani

A differenza dei magazzini incontrati all'inizio del nostro percorso (quelli adiacenti, per intenderci, al portico di Claudio), gli ambienti destinati allo stoccaggio delle merci situati a ridosso del bacino esagonale non presentavano né volte a botte, né suspensurae al di sotto dei loro pavimenti, in quanto per isolare il grano dall'umidità del terreno si preferì sfruttare gli interi pianterreni; ciò nonostante, le operazioni di carico e scarico avvenivano nello stesso identico modo, ed erano agevolate da un lato dalla presenza di un ampio corridoio, sul quale si aprivano porte e finestre successivamente tamponate, e dall'altro da una serie di rampe di scale, che consentivano l'accesso ai piani superiori.

Uno degli ambienti dei magazzini Severiani

Salendo in cima ai magazzini, è possibile godere di una vista incantevole sia sul parco circostante, ricco di alberi secolari, sia sul bacino fatto costruire da Traiano, trasformato da qualche anno a questa parte in oasi naturalistica protetta.
Attribuito al genio di Apollodoro di Damasco, questo incredibile specchio di mare dal taglio esagonale (alle cui banchine potevano anticamente attraccare la bellezza di oltre duecento navi di grande tonnellaggio!) offre infatti rifugio non soltanto a numerose varietà di pesci, anfibi ed uccelli acquatici, ma pure ad una simpatica famigliola di daini, avvistabile con un po' di fortuna tra la rigogliosa vegetazione di salici, tigli, ontani e eucalipti che incornicia le rive lacustri.

Scorcio del bacino esagonale

Ammirato, seppur da lontano, il bacino traianeo, sul quale si affacciava, in epoca tardoantica, anche un sontuoso edificio di rappresentanza (soprannominato Palazzo imperiale proprio per via delle splendide decorazioni marmoree che ne ornavano gran parte degli ambienti interni), non rimane che dirigerci verso l'ultima tappa del nostro itinerario, ovvero le cosiddette terme della Lanterna.
Scoperto e scavato negli anni Venti dell'Ottocento, questo piccolo impianto termale sorgeva in prossimità di un vecchio faro - in latino lanterna, da cui il nome attuale - ancora in parte visibile agli inizi del secolo scorso, ed era decorato da preziosi arredi in marmo e raffinati mosaici pavimentali andati col tempo quasi del tutto perduti.
Visitate le terme, basta seguire l'unica stradina bianca presente per ritrovarci, dopo una ventina di minuti di cammino, al cospetto delle mura da cui eravamo partiti.

Impianto termale in prossimità dei magazzini traianei

INFORMAZIONI PRATICHE:

Il Parco archeologico dei Porti imperiali di Claudio e Traiano si trova a Fiumicino (RM), in via Portuense 2329 (il cancello d'ingresso al sito è posto al di sotto del cavalcavia per l'aeroporto), ed è visitabile gratuitamente dal giovedì alla domenica dalle 9.30 alle 18.00. Per maggiori informazioni su visite guidate, laboratori ed altre attività didattiche per famiglie organizzate all'interno della riserva, potete inviare una mail all'indirizzo pa-oant.museodellenavi@beniculturali.it (sono molto cortesi e rispondono sempre!) o, se preferite, chiamare il numero 06/6529192.
Per quanto riguarda invece l'Oasi di Porto, gli ingressi al pubblico sono consentiti solo il giovedì e la domenica dalle 10.00 alle 14.30 e solo dal 15 ottobre al 15 giugno; il costo del biglietto è di 12 €, con riduzioni per bambini e adulti over 65 (portatori di handicap, guide e insegnanti entrano gratis), e comprende un giro in carrozza d'epoca accompagnati da una guida del posto. Per qualsiasi dubbio o informazione scrivete a info@oasidiporto.it o chiamate il numero 06/5880880 (i più tecnologici possono in alternativa consultare la pagina Facebook del sito).

Mappa dei Porti imperiali di Claudio e Traiano (l'originale in alta definizione lo trovate qui)

2 commenti:

  1. Ma che bei posti che hai anche tu dalle tue parti! Del resto credo che gli antichi Romani abbiano lasciato di tutto e di piu´ ! Mi sono meravigliata quando una mia Amica romana mi ha detto che alcuni tratti degli antichi acquedotti Romani sono utilizzati ancora oggi!

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    1. Diciamo che in quanto a siti archeologici qui a Roma sappiamo il fatto nostro ;-) Peccato molti di questi siano praticamente sconosciuti ai turisti, c'è un grosso lavoro di "sponsorizzazione" da fare secondo me... anche se devo ammettere che aggirarsi tra colonne, mosaici e resti di edifici nella più totale solitudine ha un certo fascino! :-)

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