venerdì 16 luglio 2021

TREKKING AL LAGO DELLA DUCHESSA, GEMMA NASCOSTA AL CONFINE TRA ABRUZZO E LAZIO

Tappa obbligata per chi si mette in marcia lungo il "Cammino dei Briganti", il lago della Duchessa è un piccolo specchio d'acqua di origine glaciale e carsica situato al confine tra Abruzzo e Lazio, nel cuore della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa, da cui prende il nome. Incorniciato dalle verdeggianti dorsali dei monti Morrone e Murolungo, vette minori del ben più noto gruppo Sirente-Velino, si tratta di un luogo accessibile esclusivamente a piedi, e di conseguenza perfetto per trascorrere qualche ora immersi in ambienti aspri e solitari dove ogni pietra e ogni filo d'erba hanno una storia intrigante da raccontare.
Come fare per raggiungerlo e quale stagione scegliere per ammirarlo al massimo del suo splendore? Scopriamolo insieme! 😊

Benvenuti nella Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa!

Punto di partenza del nostro trekking è il pittoresco villaggio di Cartore, crocevia di sentieri e percorsi escursionistici tra i più affascinanti dell'Appennino Centrale.
Abbandonato dai suoi ultimi abitanti - circa un centinaio, tra pastori e agricoltori - nei decenni successivi al secondo dopoguerra, il borgo ospita al momento una sola famiglia residente (!) e si compone in tutto di una manciata di casali in pietra, due fontanili d'acqua purissima e un'antica chiesetta intitolata a San Lorenzo, cui fanno da cornice prati verdissimi e lussureggianti foreste di faggi.

Il pittoresco villaggio di Cartore (944 metri s.l.m.), punto di partenza del nostro trekking

Per chi come me abita a Roma, raggiungere questa oasi di pace incastonata nel verde della provincia reatina è semplicissimo: basta infatti percorrere l'A24 fino all'uscita Valle del Salto e, una volta oltrepassato il casello (il costo del pedaggio è di 8,80 € a tratta), proseguire lungo la SR 578 Salto Cicolana in direzione Avezzano per circa 1 km, svoltando a sinistra non appena si scorgono le indicazioni per la riserva.

Scorcio di Cartore e dei suoi caratteristici casali in pietra

Lasciata la macchina nell'ampio prato all'ingresso del paese, ci indirizziamo subito verso la piccola area picnic - attrezzata con tavoli, panche e una serie di tabelloni informativi - alle spalle della quale ha inizio una stradella bianca in lieve pendenza indicata sulle mappe come principale via d'accesso al lago.

L'inizio del sentiero per il lago

Giunti in prossimità del primo e unico bivio di tutto il percorso, imbocchiamo quindi il sentiero 2B, che stando a quanto dicono i cartelli consente di affrontare gli oltre 800 metri di dislivello che separano Cartore dal bacino lacustre in appena 2 ore e 30 di cammino (contro le 4 che impiegheremmo se optassimo invece per il 2C).
Per gli amanti delle traversate in solitaria, esiste in alternativa un terzo itinerario, contraddistinto dai segnavia 22A e percorribile soltanto nei mesi estivi (a causa di una vecchia ordinanza legata alla presunta pericolosità del vallone in cui si svolge), ma trattandosi di una salita meno frequentata e molto più lunga rispetto alle altre, non mi sento di consigliarla se non ad escursionisti esperti e ben allenati.

Segnavia per la Val di Fua (2B) e la Valle della Cesa (2C)

Il tempo di fare pochissimi passi e a darci il benvenuto nell'ombrosa Val di Fua sono massi calcarei ricoperti di muschio, alberi aggrappati ad altissime pareti di roccia e fitti cespugli di ginepro e prugnolo adagiati qua e là ai lati del sentiero.
Osservando la straordinaria varietà di specie arboree e floristiche che caratterizza la parte iniziale di questa profonda forra d'origine fluviale - ne sono state censite oltre mille, di cui alcune rarissime ed endemiche su scala nazionale! - non è difficile capire perché, pur sorgendo in prossimità di un'area industriale e praticamente a ridosso dell'autostrada, il settore occidentale dei Monti della Duchessa sia stato dichiarato nel 2016 "Sito d'importanza Comunitaria", e basta inoltrarsi nel folto del bosco per apprezzare la biodiversità e l'elevato valore naturalistico dei suoi habitat, da sempre passaggio di lupi, gatti selvatici e persino di qualche esemplare di orso marsicano.

Passeggiando in Val di Fua

Superati con facilità i primi 400 metri di dislivello, il sentiero piega a questo punto verso sinistra, staccandosi di colpo dal fondo del vallone ed inerpicandosi lungo un ripido canalino roccioso, la cui risalita richiede piede fermo e, in taluni punti, anche l'aiuto delle mani (nulla comunque di pericoloso o particolarmente faticoso).

Canalino roccioso a quota 1.400 metri

Arrivati in cima, ad attenderci è un vertiginoso colpo d'occhio sulla gola sottostante, mentre allargando lo sguardo verso l'orizzonte si distinguono chiaramente un tratto dell'A24, il semi-abbandonato nucleo industriale di Borgorose e alcuni dei massicci appenninici che fanno da confine tra Cicolano e conca aquilana.

Vista sull'A24 e sul semi-abbandonato polo industriale di Borgorose dalla testata della Val di Fua

Affrontati un paio di passaggi letteralmente a strapiombo nel vuoto e superata una brevissima cengia artificiale attrezzata con catena corrimano (il cosiddetto "Passo di Fabiana"), proseguiamo pertanto la nostra ascesa nel bosco, ritrovandoci ben presto al cospetto di una meravigliosa faggeta monumentale, che attraversiamo in silenzio e nella più totale solitudine (considerate scivolosità e pendenza del tracciato, in alcuni punti talmente proibitive da rendere essenziale l'utilizzo dei bastoncini da trekking, la cosa non mi sorprende affatto!).

L'imbocco del cosiddetto "Passo di Fabiana", unico tratto attrezzato di tutto il percorso

Accompagnati dall'inconfondibile tamburellare di un picchio sul tronco di uno dei tanti alberi che popolano la faggeta, ci addentriamo così nello spettacolare Vallone del Cieco, naturale prolungamento dell'adiacente Val di Fua che risaliamo un passo dopo l'altro fino a raggiungere la bellezza di 1.660 metri di quota.

Una meravigliosa faggeta secolare ci dà il benvenuto all'ingresso del Vallone del Cieco

Manca ormai pochissimo alla meta, e nonostante quassù la segnaletica scarseggi, ad annunciarcelo è un paesaggio completamente diverso da quelli ammirati finora, un enorme prato-pascolo punteggiato qua e là da rigogliosi esemplari di tiglio selvatico e grossi massi erratici affioranti dal terreno, ai lati del quale si fronteggiano cinque minuscoli casali in pietra, utilizzati in estate da altrettanti pastori locali e conosciuti dagli abitanti del posto col nome di "Caparnie".

Paesaggi bucolici ci attendono una volta usciti dal bosco

Il primo di questi edifici, ristrutturato dalla sezione CAI di Avezzano e adagiato nel mezzo di un magnifico pianoro, è intitolato alla memoria di Gigi Panei, alpinista e istruttore di sci originario della frazione di Sant'Anatolia, dove nacque nel 1914.
Amico e compagno di cordata di personaggi del calibro di Walter BonattiMario Rigoni Stern e Zeno Colò, con cui si cimentò in imprese a dir poco straordinarie per l'epoca, nonostante una vita trascorsa a Courmayeur, Panei conosceva le montagne abruzzesi come le sue tasche, ed è proprio a lui che si deve l'apertura di diverse nuove vie d'arrampicata sia sul Gran Sasso, sia sul Velino.

Veduta frontale del Rifugio Gigi Panei alle Caparnie (1.668 metri s.l.m.)

Facendo attenzione a non spaventare il gruppetto di pecore che, per ripararsi dai raggi solari, ha preso possesso dell'unica striscia d'ombra nei dintorni del rifugio, ci rimettiamo dunque in marcia, spalleggiati da un lato dal boscoso versante sud-ovest del Monte Morrone, dalla cui sommità è possibile godere di una vista stratosferica su buona parte dell'Appennino Centrale, e dall'altro dagli scoscesi pendii del Monte Murolungo, seconda vetta più alta di tutta la riserva.

L'imponente Murolungo (2.184 metri s.l.m.), seconda vetta più alta dei Monti della Duchessa

Scavallata un'infinità di morbide colline erbose, superiamo in men che non si dica anche gli ultimi due stazzi, e dopo aver oltrepassato una piccola crocetta in metallo con su appesi un tricolore italiano e una sfilza di bandierine tibetane, ci ritroviamo a zigzagare lungo un'ampia sella prativa, disturbati soltanto dal ronzìo delle mosche e da un venticello inaspettatamente gelido per essere agosto.

Crocetta metallica situata a metà strada tra il lago e gli stazzi

In un susseguirsi di lievi saliscendi, giungiamo così, dopo circa tre ore di ininterrotto cammino (i km macinati sono solo quattro, ma complici il caldo e il forte dislivello sembrano il doppio!), sulle rive del famigerato Lago della Duchessa, il cui nome è legato a quello dell'ingegnere ed esperto alpinista Francesco de Marchi, che sul finire del Cinquecento accompagnò la duchessa Margherita d'Austria a visitare la zona, dedicandole poi la cartografia della regione.

Arrivo al Lago della Duchessa (1.788 metri s.l.m.)

Salito alla ribalta delle cronache ai tempi del sequestro di Aldo Moro, quando in seguito ad un falso comunicato delle Brigate Rosse i suoi limacciosi fondali furono scandagliati, inutilmente, alla ricerca del corpo senza vita dello statista, non essendo alimentato da sorgenti perenni, il livello lacustre è soggetto a continue variazioni, ecco perché nei mesi più caldi può capitare addirittura di trovarlo a secco.
A minacciare la sopravvivenza di questo affascinante specchio d'acqua, tuttavia, non è soltanto la scarsità di precipitazioni piovose: il costante stazionamento di bovini ed equini all'interno del lago, abbinato al ripetuto calpestìo del terreno e all'assenza di un guardiano che vigili sugli spostamenti delle mandrie, infatti, sta provocando un generale decadimento della qualità delle acque, e l'unica persona che sembra avere a cuore la vicenda è Americo Lanciotti, un pastore originario del luogo che da anni si batte per riportare la Duchessa al suo antico splendore.

Gruppi di mucche e di cavalli allo stato brado si abbeverano lungo le sponde del bacino lacustre

Tornati rapidamente sui nostri passi, non prima di aver consumato dell'ottimo pane e salame, abbiamo a questo punto due possibilità: percorrere a ritroso la stessa strada fatta all'andata, o, per evitare di affrontarne in discesa i tratti più insidiosi, optare per il meno esposto sentiero 2C, che con una serie di svolte nel bosco conduce dritto fino ai verdi pascoli di Cartore, attraversando però il Vallone della Cesa (in entrambi i casi, mettete in conto almeno un paio d'ore per portare a termine l'escursione).

In marcia verso Cartore

INFORMAZIONI TECNICHE:

Punto di partenza: Cartore (944 metri s.l.m.).
Punto di arrivo: Lago della Duchessa (1.788 metri s.l.m.).
Tappe intermedie: Rifugio Gigi Panei (sempre aperto).
Segnavia: 2B.
Tempi di percorrenza: 2 ore e 45 all'andata, 2 ore e 15 al ritorno.
Lunghezza totale del percorso: 11 km (inclusa qualche piccola deviazione attorno al lago e ai vari stazzi in località Le Caparnie).
Dislivello complessivo: 1.688 metri (844 in salita e 844 in discesa).
Difficoltà: EE; percorso sconsigliato a persone scarsamente allenate e a chi soffre di vertigini, per via della forte pendenza e di alcuni tratti decisamente esposti.
Escursione effettuata nel mese di: agosto 2019.
Letture consigliate prima di mettersi in cammino: Sentieri nel Parco Sirente-Velino. 102 passeggiate ed escursioni nel cuore delle montagne d'Abruzzo, S. Ardito, Iter Edizioni, 2016; Il Cammino dei Briganti. 100 Km a piedi tra paesi medievali e natura selvaggia, L. Gianotti, A. Liberati, F. Mapelli, Edizioni dei Cammini, 2016; A piedi nel Lazio (volume 2). 113 passeggiate, escursioni e trekking alla scoperta della natura, S. Ardito, Iter Edizioni, 2003 (pp. 145-154); I 50 sentieri più belli del Lazio, S. Ardito, Iter Edizioni, 2013 (pp. 60-61).

Mappa percorso Cartore - Lago della Duchessa (© www.montagneabruzzo.com)

 

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